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Come prevenire il furto in una casa isolata? Scopri come affrontare il problema della sicurezza nelle ville, superando gli eventuali punti deboli

Spazio, indipendenza e intimità: vivere in una casa isolata dal centro urbano è il sogno di tanti. Questo vuol dire, però, maggiori attrattive per i ladri e malintenzionati che guardano alle ville in periferia come a dei veri e propri bottini. E il furto in casa è all’ordine del giorno.

Eppure, proteggere se stessi e la propria famiglia dai furti in casa è possibile, anche se abitiamo in una villa isolata.

Di seguito elenchiamo alcuni consigli utili, nonché accorgimenti e suggerimenti utili per rendere una casa isolata più sicura.

Furti in casa: cosa fare se sei isolato

Se stavi cercando “furto in casa cosa fare”, sei nel posto giusto. Sappiamo che, rispetto al vivere in un appartamento di un condominio, scegliere una casa isolata potrebbe presentare maggiori rischi. Si tratta di situazioni che, tuttavia, con alcuni accorgimenti possono essere prevenute e scoraggiate, e qui ti spieghiamo come.

Vediamo cosa fare per evitare intrusioni da parte dei ladri e come tutelare la propria sicurezza in una casa isolata.

1. Furto in casa: evitalo con un buon antifurto

Prima d’installare un sistema di allarme, analizza i punti deboli dell’abitazione dal punto di vista della sicurezza.  A seconda del grado di rischio a cui si è esposti, sarà più facile decidere su che tipo di allarme investire e quanto spendere, considerando poi che la soluzione migliore è prevedere una combinazione di sicurezza passiva (porte e finestre blindate) e attiva (sensori di movimento, barriere, protezione su tapparelle). E, magari, puoi rinforzare le tue difese con un sistema nebbiogeno coadiuvato da un sistema di videosorveglianza.

L’antifurto è utilissimo, per questo è importante sceglierne uno all’avanguardia, che possa collegarsi con le autorità preposte alla sicurezza del cittadino, pubbliche o private. E, magari, in abbinamento a una vigilanza notturna.

L’ideale è un sistema d’allarme che non lasci tracce dell’installazione. Se scegli tecnici altamente specializzati, potrai far passare i cavi senza rompere i muri e senza installare canaline, o senza la necessità di sistemare e ridipingere le pareti.

Inoltre, unendo un servizio di teleassistenza remota al controllo attivo dei segnali vitali del sistema, è possibile incrementare maggiormente la sicurezza e inviare una denuncia per furto in casa, raggiungendo per tempo i ladri.

2. Antifurto antirapina inossidabile

Oltre a proteggere gli ambienti della casa, è opportuno portare una linea di protezione extra anche nel perimetro esterno. Un ladro non sprovveduto, infatti, non tenterà di entrare quando non c’è nessuno. Potrebbe aspettare il padrone di casa all’esterno e portarlo in casa per farsi spegnere l’allarme sotto la minaccia di una pistola.

È qui che entra in gioco un comando smart ad alta sicurezza, da tenere sempre addosso: un telecomando ad alta sicurezza permette di gestire le automazioni di casa (col vantaggio della comunicazione criptata e non riproducibile). Appena possibile, tramite la pressione di un pulsante speciale, potrai attivare le sirene e le chiamate antirapina verso le forze dell’ordine mettendo in fuga il malintenzionato.

3. Portoncino blindato con serratura di sicurezza

Puoi anche installare difese fisiche, ad esempio una porta blindata con spioncino e serratura di sicurezza. Aumenta, inoltre, le telecamere oppure installa difese attive come i nebbiogeni. Questo distrarrà notevolmente i ladri.

4. Giardino curato e cassetta della posta sempre vuota

Una caratteristica delle case fuori dal centro abitato è quello di avere tanto verde intorno. Avere un giardino in disordine può suggerire che il padrone di casa sia fuori da molto tempo. Approfitta, quindi, del periodo estivo per fare le pulizie o chiedere ad un professionista di fiducia di curare il tuo prato. In questo modo, anche se sei in vacanza, i ladri non capiranno che sei assente ed eviterai brutte sorprese. La cassetta della posta, inoltre, dovrà essere sempre vuota e, in caso di assenza, potresti chiedere a un amico, parente o giardiniere di svuotarla per te.

Per cui, chi vive in una casa isolata deve fare attenzione e proteggersi dai ladri prima ancora di attivare la denuncia furto in casa. Se vuoi approfondire l’argomento, contatta un nostro esperto.

DPI, quali materiali sono inclusi nei Dispositivi di Protezione Individuale?

I cosiddetti Dispositivi di Protezione Individuale, ovvero i DPI, sono attrezzature e strumentazioni pensate per ridurre al minimo i danni per la salute e i rischi per la sicurezza sul lavoro. In base al grado di rischio dell’attività lavorativa, infatti, è previsto l’utilizzo di dispositivi specifici, che in certi casi possono essere anche obbligatori per legge.

In un contesto in cui vige l’obbligo per l’uso dei DPI sicurezza, potremmo chiederci cosa sono i DPI e quali materiali rientrano nelle varie categorie di Dispositivi Protezione Individuale. Ad esempio, i materiali per l’autodifesa, le armi e le uniformi rientrano nei DPI? Scopriamolo insieme.

DPI – Cosa sono

Il Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs 81/08) stabilisce che i DPI in ambito lavorativo debbano rispettare le norme previste dal D.Lgs. 475/92. L’art.74 offre una chiara definizione di Dispositivi di Protezione Individuale:

“Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo”.

Tra i requisiti del Dispositivo di Protezione Individuale è previsto che debba:

  • essere adeguato ai rischi da prevenire, senza costituire un rischio maggiore;
  • essere adatto alle condizioni esistenti sul luogo lavorativo;
  • tenere conto delle esigenze ergonomiche e di salute;
  • essere compatibile con gli altri DPI eventualmente utilizzati;
  • essere facile da indossare o togliere in caso di emergenza.

In particolare, tra i Dispositivi di Protezione Individuale è bene evidenziare subito le attrezzature e strumentazioni escluse da tale definizione:

  • indumenti di lavoro ordinari / uniformi non destinate in modo specifico alla salute e sicurezza del lavoratore;
  • attrezzature servizi di soccorso e di salvataggio;
  • attrezzature protezione individuale di forze armate, forze di polizia e personale per il mantenimento dell’ordine pubblico;
  • attrezzature di protezione individuale mezzi di trasporto stradali;
  • materiali sportivi;
  • materiali per l’autodifesa o dissuasione;
  • apparecchi per individuare e segnalare rischi e fattori nocivi.

E non solo: continua a leggere per saperne di più.

DPI – Categorie

Questi dispositivi di sicurezza, infatti, vengono classificati in tre categorie, a seconda del grado di rischio connesso all’attività lavorativa.

  • DPI di prima categoria: dispositivi di protezione per attività con rischio minimo e che procurano danni di lieve entità (es. l’effetto di vibrazioni, raggi solari, urti lievi, fenomeni atmosferici).
  • DPI di seconda categoria: i DPI che non rientrano nelle altre due categorie e che sono legati ad attività con rischio significativo. Viene richiesto un attestato di certificazione di un organismo di controllo autorizzato.
  • DPI di terza categoria: dispositivi che proteggono il lavoratore da danni gravi o permanenti per la sua salute, o dal rischio di morte. È previsto un addestramento specifico obbligatorio per poterli utilizzare in modo corretto. Alcuni esempi di DPI di terza categoria sono: imbragature, caschi con allaccio sottogola, autorespiratori e guanti ignifughi.

In generale, i DPI possono essere classificati anche in base alla tipologia di protezione, che può essere:

  • degli arti superiori
  • degli arti inferiori
  • di occhi e viso
  • dell’udito
  • del capo
  • delle vie respiratorie
  • del corpo e della pelle
  • dalle cadute dall’alto
  • della visibilità.

È chiaro, quindi, che non costituiscono DPI:

  • gli indumenti di lavoro ordinari e le uniformi non specifici per la protezione, la sicurezza e la salute del lavoratore;
  • le attrezzature per servizi di soccorso e di salvataggio;
  • tutte le attrezzature di protezione individuale delle forze armate, delle forze di polizia e del personale del servizio per il mantenimento dell’ordine pubblico (caschi, scudi, ecc);
  • le attrezzature di protezione individuale dei mezzi di trasporto stradali;
  • i materiali sportivi se utilizzati a fini specificamente sportivi e non per attività lavorative;
  • i materiali per l’autodifesa o per la dissuasione (generatori aerosol, armi individuali deterrenti, ecc.);
  • gli apparecchi portatili per individuare e segnalare rischi e fattori nocivi.

Inoltre, non rientrano tra i DPI i dispositivi progettati e fabbricati per uso privato contro:

  • le condizioni atmosferiche (copricapo, indumenti per la stagione, scarpe e stivali, ombrelli);
  • l’umidità, l’acqua (guanti di plastica e simili)
  • il calore (guanti, ecc.).

Per la tutela della tua azienda e dei tuoi dipendenti, tuttavia, è possibile affiancare dei sistemi per la sorveglianza e la sicurezza ai DPI comunemente utilizzati. Se hai bisogno di una consulenza, contatta i nostri esperti.

Come garantire la sicurezza in azienda per manager e dipendenti, e quali precauzioni adottare in ottica di prevenzione?

Ogni azienda, prima ancora di avviare le attività quotidiane, necessita di conoscere e mettere in pratica le regole fondamentali che servono a ridurre i rischi che possono presentarsi nell’ambito di vari contesti e situazioni. Non di rado, infatti, accade che alcune situazioni trattate con leggerezza diventino poi dei problemi veri e propri, per di più dannosi e pericolosi. In quest’ottica, è senz’altro meglio giocare d’anticipo e pianificare un’accurata prevenzione dei casi di rischio.

Ricapitoliamo, quindi, le fasi fondamentali per la gestione della sicurezza in azienda, analizzando le strategie che possono essere adottate da ciascuna organizzazione e alcuni esempi di casi di rischio a cui è possibile porre rimedio con una buona attività di prevenzione.

Fasi di gestione del rischio

La gestione del rischio prevede l’assegnazione di una priorità elevata a quei rischi che hanno alte probabilità di verificarsi, e che comporterebbero ripercussioni incisive. Ovvero, tutti quei casi su cui occorre applicare di procedure di mitigazione finalizzate ad affrontare i relativi rischi.

Vediamo le principali fasi di gestione del rischio:

  1. Identificazione dei rischi: identificazione e descrizione di potenziali rischi finanziari, operativi, di progetto, di business e di mercato;
  2. Analisi del rischio: calcolo della probabilità che un rischio si verifichi tramite l’analisi dei fattori e la documentazione sulle potenziali conseguenze.
  3. Valutazione del rischio: procedura basata su controlli interni e analisi del rischio, per determinare la portata del pericolo. In questa fase occorre decidere quali livelli di rischio sono accettabili, e quali dovranno essere subito affrontati.
  4. Mitigazione del rischio: elaborare una strategia di risposta ai rischi per controllarli o minimizzarli.
  5. Monitoraggio del rischio: i rischi devono essere sottoposti a controlli costanti e periodici, per accertarsi della validità dei piani di mitigazione.

Strategie di gestione del rischio

Le principali strategie di gestione del rischio includono prevenzione, riduzione, condivisione e ritenzione delle situazioni pericolose.

  • Prevenzione del rischio: arrestare ed evitare qualsiasi attività che può comportare un rischio
  • Riduzione del rischio: azioni che possono ridurre la probabilità che un rischio si verifichi o il suo impatto.
  • Condivisione del rischio: l’organizzazione trasferisce o condivide parte del rischio con un’altra organizzazione, ad esempio con l’outsourcing della produzione o le attività di assistenza ai clienti a terze parti.
  • Ritenzione del rischio: i rischi sono stati valutati e l’organizzazione decide di accettarne il potenziale verificarsi. Può essere predisposto un piano di emergenza.

Alcuni esempi di situazioni di rischio in azienda

Le situazioni più comunemente identificate come potenzialmente pericolose o dannose per le aziende sono quelle derivanti da:

  • Ambiente IT minacciato;
  • Danni d’immagine, fuga d’informazioni e corruzione;
  • Contagi derivanti da Covid-19;
  • Eventi inattesi e danni alle strutture e ambienti di lavoro;
  • Danni economici derivanti da errati investimenti

Scopriamo insieme, allora, come predisporci per mettere l’azienda in condizione di prevenire casi critici ed evitare di attivare piani di emergenza in situazioni potenzialmente dannose.

Gestione del rischio IT

In ambito IT, il rischio deriva dalle potenziali perdite o danni causati dalle minacce che sfruttano le vulnerabilità dell’hardware o del software. I Common Vulnerabilities and Exposures (CVE) sono elenchi di falle alla sicurezza divulgati al pubblico, che aiutano gli esperti a coordinare le iniziative per risolvere le vulnerabilità, con l’obiettivo di rendere i sistemi informatici più sicuri.

Il contenimento dei rischi IT può avvenire mediante strumenti come l’analisi predittiva e l’automazione, che consentono di monitorare l’infrastruttura. In questo modo, è possibile individuare e risolvere i problemi in maniera preventiva, prima che si ripercuotano sull’intera azienda. Inoltre, con questi strumenti è possibile prevenire problemi legati alla sicurezza ed evitare tempi di inattività non programmati.

Gestione di collaboratori e dipendenti

Tra i compiti che spettano all’azienda c’è anche l’attivazione di un protocollo da seguire per tutti i dipendenti prima e durante il verificarsi delle situazioni di rischio, tra cui:

  • fare formazione ed essere dotati dei recapiti di professionisti della sicurezza da contattare in caso di furti o fuga d’informazioni, per attivare eventualmente anche le autorità preposte;
  • l’impegno a rispettare il riserbo su dati aziendali sensibili, che può essere stabilito anche da contratto;
  • il divieto di accesso alle zone di rischio, o ai documenti riservati;
  • l’impegno a informare tempestivamente il datore di lavoro di eventuali anomalie o situazioni borderline che possono compromettere l’immagine aziendale prima, dopo e durante l’orario di lavoro

L’azienda dovrà anche fornire informazioni adeguate su eventuali partner preposti al coordinamento e gestione delle attività di security e sorveglianza, a cui i dipendenti potranno rivolgersi in caso di emergenza.

Prevenzione per il rischio di Covid-19

Il “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” rappresenta ancora lo strumento imprescindibile a cui imprese e lavoratori devono attenersi in materia di salute. Su questo tema, il documento evidenzia come:

  1. Le mascherine devono essere utilizzate secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
  2. In caso di difficoltà, possono essere utilizzate mascherine la cui tipologia corrisponda alle indicazioni dall’autorità sanitaria.
  3. L’azienda può predisporre il liquido detergente secondo le indicazioni dell’OMS.

Se la mansione del lavoratore impone di lavorare a una distanza inferiore a un metro con altre persone, e non sono possibili altre soluzioni, è obbligatorio l’uso delle mascherine o altri dispositivi di protezione conformi alle disposizioni delle autorità scientifiche e sanitarie. Inoltre, tutti i lavoratori che condividono spazi comuni devono utilizzare una mascherina chirurgica.

Gestione degli ambienti di lavoro

Per prevenire danni, incendi e altre criticità negli spazi adibiti a mense, aree fumatori, spogliatoi e altri ambienti, occorre:

  • Accesso contingentato e sosta limitata negli spazi comuni. Inoltre, è necessario garantire una ventilazione continua dei locali e il mantenimento della distanza di sicurezza di almeno 1 metro tra le persone;
  • Condizioni igienico-sanitarie adeguate negli spogliatoi;
  • Pulizia giornaliera, sanificazione periodica e riordino dei locali, inclusi eventuali distributori di bevande e snack, con particolare attenzione ai cavi o materiali infiammabili.

Gestione dell’organizzazione aziendale

Per evitare investimenti rischiosi o situazioni che possono creare condizioni economiche sfavorevoli o avverse all’azienda, occorre formare o assumere una classe dirigente in grado di gestire movimentazioni di capitali in modo da favorire il successo aziendale. Molto importante è l’aspetto della riservatezza e della lealtà del dipendente, che lavorerà a stretto contatto con il CDA dell’organizzazione. Ecco alcune indicazioni utili:

  • Organizzare strategie di controllo e monitoraggio anche nelle situazioni in cui è possibile fare ricorso allo smart working;
  • Procedere a una periodica rimodulazione dei livelli produttivi;
  • Assicurare un piano di turnazione dei dipendenti per limitare la possibilità di errori dovuto al sovraccarico di lavoro;
  • Limitare le trasferte e i viaggi di lavoro nazionale e internazionale, specialmente quando la situazione sanitaria lo richiede, per evitare lunghi viaggi alle figure di responsabilità dell’azienda.

Per quanto riguarda i fornitori, invece:

  • Individuare percorsi di ingresso, transito e uscita con tempistiche predefinite;
  • Ridurre, per quanto possibile, l’accesso ai visitatori occasionali;
  • Disporre un servizio di trasporto organizzato, per garantire e rispettare la sicurezza dei lavoratori in ogni spostamento;
  • Porre particolare attenzione alle aziende in appalto che possono organizzare sedi e cantieri all’interno dei siti e delle aree produttive.

Altre indicazioni utili

In conclusione, altre regole utili da seguire per aumentare la sicurezza in azienda possono essere:

  • Ridurre al massimo gli spostamenti all’interno del sito aziendale;
  • Non consentireriunioni in presenza in caso di rischio sanitario;
  • Sospendere e annullare eventi e attività di formazione in azienda in caso di eventi pericolosi, imprevisti o altre criticità.

Sicurezza in azienda, come scegliere un servizio di sicurezza e una security agency affidabile? Vediamolo insieme

La sicurezza privata e aziendale continua a essere una fonte di preoccupazione per molte imprese in tutta Italia. Secondo le stime più recenti, i tentativi di rapina, furto o atti vandalici in casa o in aziende restano alti. In questi anni, molte imprese e privati sul territorio hanno scelto di investire in tecnologie di sorveglianza o di appaltare la salvaguardia dei propri beni mobili o immobili alle agenzie di sicurezza privata. Si tratta di ditte specializzate nel fornire servizi di vigilanza privata per il controllo diurno o notturno di uffici o impianti produttivi.

Il momento della scelta di una security agency è una fase delicata. Si tratta di decidere a chi consegnare il compito di proteggere un bene di enorme valore, come la propria azienda. In questo articolo proviamo a capire come scegliere un’agenzia di sicurezza e quali sono gli aspetti più importanti da considerare per non commettere errori.

I servizi di sicurezza

Le agenzie di security e le agenzie di sorveglianza non sono tutte uguali. A seconda dei casi, possono essere specializzate nella fornitura di servizi di sicurezza specifici per le imprese e i privati. Conoscerli aiuta ad individuare il partner più adatto per migliorare la sicurezza.

Per questo, puoi valutare positivamente chi offre personale dinamico, pronto a rispondere in ogni occasione, anche in casi che esulano dalla competenza di un sorvegliante. Le migliori agenzie di sicurezza hanno collaboratori formati anche in materia antincendio o di primo soccorso.

Portierato

Le aziende o gli uffici provvisti d’ingresso con portineria possono richiedere il servizio di portierato, e rivolgersi a sorveglianti addestrati per gestire alcune attività tra cui:
• registrare gli ingressi in entrata e uscita
• gestire il sistema di sorveglianza dello stabile
• occuparsi della chiusura serale dell’edificio.

Guardiania

Un ottimo livello di sicurezza è costituito dal servizio di guardiania, che prevede la sorveglianza di immobili, cantieri, stabilimenti industriali o attività commerciali. Molto simile al portierato, richiede un ruolo più attivo del personale.

Gli addetti in divisa si occupano di controllare le vie di accesso dalla propria postazione, oppure effettuando perlustrazioni esterne o interne, e anche di richiedere le generalità all’ingresso o gestire il flusso in entrata di parcheggi o uffici.

Sorveglianza notturna

Tra i compiti richiesti alle agenzie di sicurezza troviamo anche la sorveglianza notturna, un’attività effettuata nelle ore di chiusura con l’obiettivo di controllare o salvaguardare l’integrità dell’azienda dalle minacce frequenti di notte.

Scegliere una security agency: vigilanza armata e non armata

Un elemento fondamentale quando si sceglie un’agenzia di sicurezza è conoscere la differenza tra vigilanza armata e non armata. La prima viene definita attiva, ed è svolta da guardie giurate (GPG) con giubbotto antiproiettile e arma da fuoco, ad esempio in caso di trasporto valori o piantonamenti antirapina.

Quella non armata viene definita vigilanza passiva, e può essere svolta da professionisti anche non necessariamente GPG. Inoltre è stato appurato più volte che il possesso di un’arma non è un grosso deterrente per i malintenzionati. A fare la differenza è sempre la presenza di una guardia o un team di professionisti.

Per questo, la vigilanza non armata è uno dei servizi di sicurezza privata più diffusi, nonché il più consigliato.

Come scegliere un’agenzia di sicurezza?

Nel momento in cui occorra scegliere un’agenzia a cui affidare la gestione della sicurezza, la professionalità è uno dei fattori più importanti. Non solo quella dell’amministrazione, ma anche dei professionisti che operativamente forniranno custodia e protezione.

Innanzitutto, fai un rapido controllo verificando la presenza dell’agenzia nella lista degli Istituti Certificati del Ministero, redatta ai sensi del D.M. n. 115/2014 e consultabile a questo link.

È importante che si tratti di sorveglianti formati e addestrati per intervenire. Tra le attitudini personali, è consigliabile la riservatezza e la disponibilità. Una security agency affidabile garantisce sempre personale privo di procedimenti penali, in divisa e tessera di riconoscimento, con un forte senso del dovere e una condotta civile adeguata al ruolo.

Inoltre i custodi e i sorveglianti devono essere ben equipaggiati, anche nel caso in cui svolgano un servizio di vigilanza non armata.

Stai cercando un partner per la gestione della sicurezza affidabile? Contattaci.

Il taser entrerà ufficialmente nel corredo delle forze dell’ordine. L’utilizzo della “pistola elettrica” nota anche come storditore elettrico o dissuasore elettrico che utilizza l’elettricità per paralizzare i movimenti del soggetto colpito facendone contrarre i muscoli, è stato ufficialmente approvato il 17 gennaio 2020 dal Consiglio dei Ministri con un decreto che va a modificare il regolamento che disciplina l’impiego della pistola a impulsi elettrici.

Il decreto del Presidente della Repubblica che porta anche la firma del Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese andrà a modificare il Regolamento del 1991 che stabilisce i “criteri per la determinazione dell’armamento in dotazione all’Amministrazione della pubblica sicurezza e al personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia”.

La sperimentazione all’utilizzo del taser era partita nel settembre 2018 in dodici città italiane. Da Milano a Palermo, il periodo di addestramento e di prova di 70 agenti, concluso a giugno 2019, ha dato esito positivo, consentendo il passaggio alla fase successiva. Il suo uso dovrà sempre avvenire “nel rispetto delle necessarie cautele per la salute e l’incolumità pubblica” e secondo “principi di precauzione” condivisi con il Ministero della Salute.

L’utilizzo del taser dovrà seguire uno specifico Regolamento.

Le linee guida per l’utilizzo, predisposte dal Dipartimento della Pubblica sicurezza, affermano chiaramente che la distanza consigliata per un tiro efficace è dai 3 ai 7 metri ed inoltre stabiliscono che la pistola elettrica dovrà essere mostrata dall’agente senza impugnarla per far desistere il soggetto dalla condotta in atto. Solo se il tentativo fallisce si potrà sparare il colpo, ma occorre “considerare per quanto possibile il contesto dell’intervento e i rischi associati con la caduta della persona” dopo essere stata colpita. Bisogna inoltre tener conto della “visibile condizione di vulnerabilità” del soggetto e fare attenzione all’ambiente circostante per il rischio di incendi, esplosioni e scosse elettriche.

Il 10 ottobre 2019 si è tenuto a Roma il Summit europeo del CoESS – Confederation of European Security Services, in collaborazione con FederSicurezza (Federazione del Settore della Vigilanza e Sicurezza Privata), quest’anno giunto al suo trentesimo anniversario.

Esperti e manager di sicurezza privata e rappresentanti delle forze dell’ordine europee si sono riuniti per discutere dei vantaggi dei partenariati pubblico-privato in tema di difesa e sicurezza, condividere le migliori pratiche di cooperazione internazionali e fornire approfondimenti su nuove forme di servizi ai cittadini e modelli di business.

Tantissimi gli interventi di personaggi di rilievo.

L’evento ha permesso l’incontro di personalità di altissimo profilo istituzionale e tecnico in grado offrire nuovi spunti di riflessione partendo dalle esperienze vincenti degli stakeholder del settore a livello europeo e mondiale.

Hans Das, capo Unità Counterterrorism della DG Home Affairs presso la Commissione Europea; Michèle Coninsx, Executive Director del Counter-Terrorism Executive Directorate (CTED) presso le Nazioni Unite; Yvan De Mesmaeker, Segretario Generale dell’European Corporate Security Association (ECSA); come pure Ard van der Steur, Presidente della Private Security Association Nederlandse Veiligheid ed ex Ministro olandese dell’Interno e della Giustizia, sono solo alcuni personaggi noti che hanno partecipato attivamente al Summit.

Il vertice europeo annuale sulla sicurezza ha riunito 23 associazioni di 18 Stati membri UE, con 45.000 società di sicurezza private, 2 milioni di vigilantes e un fatturato annuo in Europa di oltre 40 miliardi di euro.

La sicurezza al centro del dibattito internazionale.

Gli argomenti trattati sono stati molteplici: come migliorare la cooperazione tra polizie e sicurezza privata, la creazione di nuovi servizi di sicurezza per la società, ma anche protezione dei big data, IT e cybersecurity nell’ambito di collaborazione tra i governi e le società di sicurezza privata.

Ma gli eventi dedicati alla filiera della sicurezza non finiscono qui.

Dal 13 al 15 novembre prossimi è attesa Sicurezza 2019, la manifestazione di Fiera Milano-Rho dedicata al settore security. L’evento è un’occasione per cogliere all’interno di un mercato in continua evoluzione le nuove opportunità del mondo sicurezza in cui digitalizzazione e cyber security saranno i temi centrali dell’evento.

 

Molti comuni italiani in occasione della stagione estiva 2019 hanno aderito al Protocollo d’Intesa “Spiagge sicure – Estate 2019”, per la cui applicazione è stata essenziale la collaborazione dei molteplici istituti di vigilanza dislocati sul territorio nazionale.

Tale protocollo prevede l’erogazione da parte del Ministero dell’Interno di un finanziamento di 4,2 milioni di euro da ripartire in 100 comuni.

Il Fondo per la sicurezza urbana è stato istituito dall’art. 35-quater del decreto-legge 4 ottobre 2018, n.113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n.132. Gabinetto del Ministro 2 Modulario Interno – 5 Mod. 5 G.

L’obiettivo è quello di rendere più sicuri i litorali

La prevenzione dei furti, il contrasto di fenomeni quali il teppismo ed il vandalismo in particolare nelle ore notturne, il monitoraggio del territorio per limitare il commercio abusivo e la vendita di prodotti contraffatti sui litorali sono i punti cardine dell’iniziativa.

L’intento principale del progetto è quindi attuare una strategia di miglioramento atta a tutelare i territori comunali che annualmente affrontano un maggiore afflusso turistico durante il periodo estivo garantendo la sicurezza anche delle zone più isolate.

Il progetto prevede l’inserimento di nuove figure professionali

Ai comuni viene data la possibilità di avvalersi del servizio di vigilanza privata per assicurare un maggiore controllo delle spiagge e degli stabilimenti balneari. Inoltre, le assunzioni previste interessano anche gli organi di Polizia locale.

La risposta degli enti pubblici è stata positiva. I comuni sono stati selezionati sulla base dei dati forniti dall’Istat relativi alle presenze nel 2017 di turisti nelle strutture ricettive, tenendo conto di una superficie abitativa al di sotto dei 50mila abitanti.

Ad oggi complessivamente i comuni costieri che hanno aderito all’iniziativa per l’edizione 2019 sono stati: 27 al Nord, 26 al Centro e 47 al Sud e nelle Isole.

Il bilancio del Progetto nel 2018

Nell’anno 2018 il bilancio dell’iniziativa era stato brillante: 184 assunzioni a tempo determinato di agenti di Polizia Locale, 17.168 ore di lavoro straordinario pagate, 145mila euro investiti per acquistare mezzi e attrezzature.

Sforzi che avevano dato dei frutti: contestati 3.313 illeciti amministrativi e penali, sequestri di 341mila prodotti per oltre 2,7 milioni di euro.

Per l’anno 2019 il primo bilancio effettuato il 30 giugno ha evidenziato come siano state assunte già 205 unità a tempo determinato con 1.821 ore di straordinario svolte dalla polizia locale con l’obiettivo di rafforzare i servizi di controllo e protezione.

Primo Report Spiagge Sicure – Estate 2019

L’11 Marzo 2019 è stata pubblicata la prassi di riferimento UNI/PdR 54 sulla Sicurezza privata, “Mappatura delle attività degli operatori della vigilanza (sicurezza complementare/sussidiaria), sicurezza ausiliaria, servizi di controllo/stewarding e investigazioni”.

Tale documento, frutto della collaborazione tra UNI (Ente Nazionale di Unificazione) e A.I.S.S. (Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria), fornisce una mappatura delle attività e delle figure professionali che operano nel settore della sicurezza privata: la vigilanza (sicurezza complementare/sussidiaria), la sicurezza ausiliaria, i servizi di controllo/stewarding e le investigazioni private, ed è stato pubblicato dopo aver superato numerose fasi di consultazione pubblica in cui si raccolgono e discutono tutte le osservazioni sul settore di riferimento prima di procedere alla sua stesura definitiva.

Il documento pone particolare attenzione ai Servizi di sicurezza complementare.

I servizi di “sicurezza complementare/sussidiaria” citati all’interno del documento rappresentano tutti quei servizi di sicurezza che devono essere necessariamente svolti da guardie particolari giurate.

Ne fanno parte la sicurezza svolta negli aeroporti, nei porti, nelle stazioni ferroviarie e metropolitane, la custodia e il trasporto di valori, la vigilanza armata mobile, la vigilanza presso infrastrutture del settore energetico o delle telecomunicazioni e presso ogni altra struttura che può costituire un obiettivo sensibile ai fini della sicurezza, dell’incolumità pubblica o della tutela ambientale.

La prassi di riferimento stabilisce sei livelli di competenza.

La nuova prassi di riferimento UNI/PdR 54 ha quindi definito sei livelli di competenza a cui gli operatori del settore devono far riferimento.

Tali livelli sono stati suddivisi sulla base dei requisiti di conoscenza e abilità assegnati a ciascun operatore: dal titolare/rappresentante legale, fino all’operatore base, passando per i livelli intermedi del direttore/responsabile servizi, del coordinatore servizi, del capo squadra e dell’operatore specializzato.

Il presidente UNI, Piero Torretta, ha così parlato della sicurezza:

La sicurezza è un tema sensibile. È un aspetto connaturato a ogni luogo e ogni momento della nostra vita. La prevenzione è il modo migliore per contenere i rischi e rassicurare le persone. Per questo serve professionalità e competenza delle organizzazioni e degli addetti a cui è affidato il compito della vigilanza.

Per quanto riguarda il documento UNI/PdR 54 sulla sicurezza complementare/sussidiaria, il presidente Torretta ha inoltre sottolineato che:

Tale documento offre una risposta a un aspetto di grande rilevanza sociale e conferma il ruolo della normazione volontaria e consensuale come strumento di integrazione della legislazione negli ambiti in cui la regolazione non è cogente.

In tal senso sarà possibile avere una mappatura più chiara delle attività e delle figure professionali nel settore sicurezza facendo sì che tutte le organizzazioni che svolgono tali servizi possano seguire le opportune regolamentazioni.

http://www.vigilanzalatorre.it

Negli ultimi cinque anni il settore della sicurezza ha registrato un notevole incremento sia a livello nazionale che locale.

Tale miglioramento è emerso grazie ai dati della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi che ha rilevato come, in particolar modo nel Salernitano, dal 2014 al 2019 le imprese del settore sicurezza siano aumentate più del doppio rispetto alla media nazionale confermando un bisogno sempre maggiore di protezione da parte dei cittadini.

Il focus sulla sicurezza, tema centrale dell’ultimo periodo.

La testata giornalistica Il Mattino nell’edizione del 21 Luglio 2019 ha riportato nel dettaglio la ricerca effettuata dall’Ente Camerale.

Dall’articolo risulta evidente la richiesta crescente di tali servizi nell’aria di Salerno e provincia con un aumento cospicuo dell’imprese di sicurezza pronte ad offrire un’ampia scelta di servizi di protezione. Difatti, secondo i dati aggiornati al primo trimestre di quest’anno, nel salernitano sono state rilevate 133 imprese che localmente si sono occupate della tutela sia di cittadini privati, sia di aziende presenti sul territorio.

In Campania sono ben 792 le imprese di sicurezza, in aumento del 10,3% rispetto al 2014. Sistemi di allarme e vigilanza, porte blindate e casseforti, sono i dispositivi tecnici più richiesti con un incremento del 16,7% rispetto al 2014.

Le tecnologie, sempre più flessibili e smart, hanno migliorato i servizi di protezione offerti incentivando i cittadini a dotarsi di tali strumentazioni.

La Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi sottolinea un bisogno crescente di sicurezza.

L’Ente Camerale ha, difatti, attestato, attraverso dati su sistemi tecnici ed analisi dell’operato di professionisti specializzati, come sia fondamentale difendere e tutelare i privati e le imprese, favorendo una maggiore tranquillità nelle attività quotidiane.

Inoltre la ricerca ha potuto dimostrare come l’aumento delle imprese di sicurezza sia direttamente proporzionale alla richiesta di professionisti, le cui assunzioni, dal 2014 ad oggi, sono cresciute del 44,1%, che corrispondono a circa 312 operatori del settore regolarmente assunti.

La sicurezza privata è una tematica sempre più sentita all’interno dell’opinione pubblica italiana.

Il primo rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia realizzato da Censis in collaborazione con FederSicurezza sottolinea come il 31,9% delle famiglie italiane percepisca un alto rischio di criminalità nella zona in cui vive.

Ciò è confermato anche dai dati emersi dall’XI Rapporto sulla Sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa effettuato da Demos e Unipolis nel febbraio 2019, in cui l’insicurezza legata alla criminalità si posiziona al terzo posto tra le paure più sentite dagli italiani.

Il 38% afferma infatti di aver paura della criminalità e di tutte le sue sottocategorie.

Tra esse rientra la cosiddetta micro-criminalità che genera alti livelli di inquietudine.

Il recente focus ha evidenziato come il 26% degli italiani tema di essere vittima di furti in casa, il 20% di subire una truffa attraverso il bancomat o la carta di credito, il 18% di essere vittima di furti dell’automobile, dello scooter o del motorino ed il restante 17% di subire scippi o borseggi.

Aumentano le richieste di sicurezza per la propria abitazione.

Per difendersi da ladri e rapinatori, continua il rapporto dell’istituto di ricerca, il 92,5% degli italiani adotta almeno un accorgimento in casa. Come l’utilizzo di una porta blindata, che protegge le abitazioni di oltre 33 milioni di cittadini, l’adozione di un sistema d’allarme o l’installazione di inferriate per proteggere porte e finestre.

Dall’ultimo dossier sulla criminalità risalente al 31 luglio 2018 i reati commessi hanno avuto un leggero calo, dai 2.453.872 del 2017 ai 2.240.210 reati odierni. Un dato positivo che però non ha interessato uno dei crimini più commessi sul suolo italiano, i furti.

Sono circa 1.189.499 le denunce effettuate in tal senso e che incrementano il bisogno di sicurezza e difesa in continua crescita.

Gli Istituti di vigilanza privata fondamentali per arginare i furti.

A tal proposito nella “filiera della sicurezza” le agenzie di vigilanza privata risultano avere un ruolo fondamentale nel mitigare tali paure, garantendo l’incolumità personale e l’ordine pubblico sul territorio in collaborazione con le Forze dell’ordine.

Oltre 64.000 addetti (+16,7% nel periodo 2011-2017) di quasi 1.600 imprese di vigilanza privata (+11,3%), svolgono ad oggi un ruolo sussidiario e complementare contribuendo a garantire sicurezza negli aeroporti, nei porti, negli uffici pubblici, in ospedali e tribunali, nelle aziende e durante gli eventi collettivi.

La tutela viene poi garantita oltre che dagli operatori della vigilanza privata anche dagli istituti che offrono servizi fiduciari non armati, un settore fortemente in crescita negli ultimi anni e che conta oltre 21.000 addetti.

L’intervento fondamentale degli operatori del settore sicurezza ha infatti sventato continui tentativi di furto, diventando effettivamente un aiuto concreto nella tutela del privato cittadino, maggiormente rassicurato dalla presenza di professionisti che vigilano costantemente sulla loro incolumità.

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