Molti comuni italiani in occasione della stagione estiva 2019 hanno aderito al Protocollo d’Intesa “Spiagge sicure – Estate 2019”, per la cui applicazione è stata essenziale la collaborazione dei molteplici istituti di vigilanza dislocati sul territorio nazionale.

Tale protocollo prevede l’erogazione da parte del Ministero dell’Interno di un finanziamento di 4,2 milioni di euro da ripartire in 100 comuni.

Il Fondo per la sicurezza urbana è stato istituito dall’art. 35-quater del decreto-legge 4 ottobre 2018, n.113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n.132. Gabinetto del Ministro 2 Modulario Interno – 5 Mod. 5 G.

L’obiettivo è quello di rendere più sicuri i litorali

La prevenzione dei furti, il contrasto di fenomeni quali il teppismo ed il vandalismo in particolare nelle ore notturne, il monitoraggio del territorio per limitare il commercio abusivo e la vendita di prodotti contraffatti sui litorali sono i punti cardine dell’iniziativa.

L’intento principale del progetto è quindi attuare una strategia di miglioramento atta a tutelare i territori comunali che annualmente affrontano un maggiore afflusso turistico durante il periodo estivo garantendo la sicurezza anche delle zone più isolate.

Il progetto prevede l’inserimento di nuove figure professionali

Ai comuni viene data la possibilità di avvalersi del servizio di vigilanza privata per assicurare un maggiore controllo delle spiagge e degli stabilimenti balneari. Inoltre, le assunzioni previste interessano anche gli organi di Polizia locale.

La risposta degli enti pubblici è stata positiva. I comuni sono stati selezionati sulla base dei dati forniti dall’Istat relativi alle presenze nel 2017 di turisti nelle strutture ricettive, tenendo conto di una superficie abitativa al di sotto dei 50mila abitanti.

Ad oggi complessivamente i comuni costieri che hanno aderito all’iniziativa per l’edizione 2019 sono stati: 27 al Nord, 26 al Centro e 47 al Sud e nelle Isole.

Il bilancio del Progetto nel 2018

Nell’anno 2018 il bilancio dell’iniziativa era stato brillante: 184 assunzioni a tempo determinato di agenti di Polizia Locale, 17.168 ore di lavoro straordinario pagate, 145mila euro investiti per acquistare mezzi e attrezzature.

Sforzi che avevano dato dei frutti: contestati 3.313 illeciti amministrativi e penali, sequestri di 341mila prodotti per oltre 2,7 milioni di euro.

Per l’anno 2019 il primo bilancio effettuato il 30 giugno ha evidenziato come siano state assunte già 205 unità a tempo determinato con 1.821 ore di straordinario svolte dalla polizia locale con l’obiettivo di rafforzare i servizi di controllo e protezione.

Primo Report Spiagge Sicure – Estate 2019

L’11 Marzo 2019 è stata pubblicata la prassi di riferimento UNI/PdR 54 sulla Sicurezza privata, “Mappatura delle attività degli operatori della vigilanza (sicurezza complementare/sussidiaria), sicurezza ausiliaria, servizi di controllo/stewarding e investigazioni”.

Tale documento, frutto della collaborazione tra UNI (Ente Nazionale di Unificazione) e A.I.S.S. (Associazione Italiana Sicurezza Sussidiaria), fornisce una mappatura delle attività e delle figure professionali che operano nel settore della sicurezza privata: la vigilanza (sicurezza complementare/sussidiaria), la sicurezza ausiliaria, i servizi di controllo/stewarding e le investigazioni private, ed è stato pubblicato dopo aver superato numerose fasi di consultazione pubblica in cui si raccolgono e discutono tutte le osservazioni sul settore di riferimento prima di procedere alla sua stesura definitiva.

Il documento pone particolare attenzione ai Servizi di sicurezza complementare.

I servizi di “sicurezza complementare/sussidiaria” citati all’interno del documento rappresentano tutti quei servizi di sicurezza che devono essere necessariamente svolti da guardie particolari giurate.

Ne fanno parte la sicurezza svolta negli aeroporti, nei porti, nelle stazioni ferroviarie e metropolitane, la custodia e il trasporto di valori, la vigilanza armata mobile, la vigilanza presso infrastrutture del settore energetico o delle telecomunicazioni e presso ogni altra struttura che può costituire un obiettivo sensibile ai fini della sicurezza, dell’incolumità pubblica o della tutela ambientale.

La prassi di riferimento stabilisce sei livelli di competenza.

La nuova prassi di riferimento UNI/PdR 54 ha quindi definito sei livelli di competenza a cui gli operatori del settore devono far riferimento.

Tali livelli sono stati suddivisi sulla base dei requisiti di conoscenza e abilità assegnati a ciascun operatore: dal titolare/rappresentante legale, fino all’operatore base, passando per i livelli intermedi del direttore/responsabile servizi, del coordinatore servizi, del capo squadra e dell’operatore specializzato.

Il presidente UNI, Piero Torretta, ha così parlato della sicurezza:

La sicurezza è un tema sensibile. È un aspetto connaturato a ogni luogo e ogni momento della nostra vita. La prevenzione è il modo migliore per contenere i rischi e rassicurare le persone. Per questo serve professionalità e competenza delle organizzazioni e degli addetti a cui è affidato il compito della vigilanza.

Per quanto riguarda il documento UNI/PdR 54 sulla sicurezza complementare/sussidiaria, il presidente Torretta ha inoltre sottolineato che:

Tale documento offre una risposta a un aspetto di grande rilevanza sociale e conferma il ruolo della normazione volontaria e consensuale come strumento di integrazione della legislazione negli ambiti in cui la regolazione non è cogente.

In tal senso sarà possibile avere una mappatura più chiara delle attività e delle figure professionali nel settore sicurezza facendo sì che tutte le organizzazioni che svolgono tali servizi possano seguire le opportune regolamentazioni.

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Negli ultimi cinque anni il settore della sicurezza ha registrato un notevole incremento sia a livello nazionale che locale.

Tale miglioramento è emerso grazie ai dati della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi che ha rilevato come, in particolar modo nel Salernitano, dal 2014 al 2019 le imprese del settore sicurezza siano aumentate più del doppio rispetto alla media nazionale confermando un bisogno sempre maggiore di protezione da parte dei cittadini.

Il focus sulla sicurezza, tema centrale dell’ultimo periodo.

La testata giornalistica Il Mattino nell’edizione del 21 Luglio 2019 ha riportato nel dettaglio la ricerca effettuata dall’Ente Camerale.

Dall’articolo risulta evidente la richiesta crescente di tali servizi nell’aria di Salerno e provincia con un aumento cospicuo dell’imprese di sicurezza pronte ad offrire un’ampia scelta di servizi di protezione. Difatti, secondo i dati aggiornati al primo trimestre di quest’anno, nel salernitano sono state rilevate 133 imprese che localmente si sono occupate della tutela sia di cittadini privati, sia di aziende presenti sul territorio.

In Campania sono ben 792 le imprese di sicurezza, in aumento del 10,3% rispetto al 2014. Sistemi di allarme e vigilanza, porte blindate e casseforti, sono i dispositivi tecnici più richiesti con un incremento del 16,7% rispetto al 2014.

Le tecnologie, sempre più flessibili e smart, hanno migliorato i servizi di protezione offerti incentivando i cittadini a dotarsi di tali strumentazioni.

La Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi sottolinea un bisogno crescente di sicurezza.

L’Ente Camerale ha, difatti, attestato, attraverso dati su sistemi tecnici ed analisi dell’operato di professionisti specializzati, come sia fondamentale difendere e tutelare i privati e le imprese, favorendo una maggiore tranquillità nelle attività quotidiane.

Inoltre la ricerca ha potuto dimostrare come l’aumento delle imprese di sicurezza sia direttamente proporzionale alla richiesta di professionisti, le cui assunzioni, dal 2014 ad oggi, sono cresciute del 44,1%, che corrispondono a circa 312 operatori del settore regolarmente assunti.

La videosorveglianza, un efficace strumento in grado di aumentare la percezione di sicurezza dei cittadini e che può rappresentare un concreto supporto tecnologico in grado di catturare le immagini di un evento penalmente rilevante identificando i responsabili dei reati.

Nel tempo i sistemi di videosorveglianza, grazie agli ultimi sviluppi delle tecnologie hardware e software, hanno portato ad un incremento sia della sicurezza, sia della tutela della privacy dei singoli cittadini.

Il Garante della privacy ha emanato una serie di principi a tutela dei soggetti privati che si dotano di servizi di videosorveglianza:

  • Principio di liceità: la videosorveglianza deve avvenire nel rispetto, oltre che della disciplina in materia di protezione dei dati personali, di altre norme sull’installazione di apparecchi audiovisivi;
  • Principio di necessità: va escluso l’uso superfluo, eccessivo e ridondante delle apparecchiature;
  • Principio di proporzionalità: gli impianti di videosorveglianza possono essere installati solo quando altre misure sono state insufficienti o inattuabili.
  • Principio di finalità: gli scopi perseguiti devono essere determinati, espliciti e legittimi.

L’aumento della sicurezza percepita è dovuto in gran parte allo sviluppo di tecnologie.

Nel tempo le tecnologie hardware e software sono passate dall’essere tipicamente analogiche, limitate alla sola registrazione continuativa, a tecnologie digitali con la capacità di apprendere secondo metodi deduttivi e con una potenzialità di acquisizione dei dati intelligente.

Le innovazioni informatiche, sommate alle moderne tecnologie video, hanno quindi contribuito alla redazione di modelli predittivi che possono diventare un binomio vincente, un prezioso alleato nelle attività di osservazione e prevenzione.

Recenti statistiche confermano la necessità di dotarsi di sistemi di videosorveglianza.

La conferma è emersa dalle recenti statistiche che hanno dimostrato come le abitazioni prive di qualsiasi tipo di sicurezza sono soggette a furti fino a 2,7 volte in più rispetto ad abitazioni dotate di allarme o telecamere. Ciò a testimonianza del fatto che spesso solo la presenza di un sistema di sicurezza o di una telecamera è sufficiente a scoraggiare il malintenzionato.

Inoltre, le immagini registrate da un impianto di videosorveglianza hanno validità probatoria e possono essere utili nel testimoniare eventuali azioni criminose.

In definitiva, attraverso la videosorveglianza si possono raggiungere diversi obiettivi:

  • Monitoraggio di un’area con possibilità di avvisare in automatico la vigilanza.
  • Innalzamento della sensazione di sicurezza percepita.
  • Possibilità di un deterrente nei confronti di atti vandalici e criminosi.

L’Istituto di Vigilanza La Torre, nel pieno rispetto della privacy dei cittadini, ha ideato il sistema di allarme e video verifica UNICO in grado di garantire un intervento immediato rispettando e tutelando beni e persone da possibili aggressioni, furti o rapine.

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Il GDPR, regolamento europeo a garanzia della riservatezza dei dati, ha evidenziato importanti cambiamenti in materia di privacy a cui le imprese del settore sicurezza devono adeguarsi per non incorrere in importanti sanzioni.

La questione della privacy legata all’utilizzo delle video camera di sicurezza è un tema molto delicato oggetto di diverse discussioni in merito.

Il Garante per la protezione dei dati personali in accordo con le associazioni di Vigilanza Privata ha evidenziato i basilari adempimenti che le imprese del settore sicurezza devono mettere in atto per evitare di incorrere nelle sanzioni del GDPR, il Regolamento Europeo 2016/679, a garanzia della riservatezza dei dati.

Tali accordi prevedono alcuni punti salienti che gli istituti di vigilanza privata devono rispettare, estrapolati dal suddetto regolamento in materia di privacy:

  • Art. 30: predisporre Registri delle attività di trattamento, uno per il titolare e l’altro che segnali le attività effettuate dall’istituto come videosorveglianza, geo localizzazione etc.
  • Artt. 13 e successivi: Richiedere una raccolta del consenso ove previsto dalla legge.
  • Art. 28: Nominare i responsabili del trattamento, professionisti esterni a cui vengono assegnati incarichi in caso di esternalizzazione di servizi come avvocati, commercialista, consulenti del lavoro.
  • Art. 29: Individuare e predisporre istruzioni per i soggetti che agiscono sotto l’autorità del Titolare o del responsabile.
  • Artt. 37-38-39: Nominare un responsabile della protezione dei dati personali (DPO).
  • Art. 32: Prevedere modelli per la realizzazione di analisi dei rischi dei dati raccolti.
  • Art. 35: Fornire indicazioni sulle modalità di realizzazione della valutazione d’impatto privacy (anche prendendo in esame gli esiti di verifiche preliminari eseguiti da titolari che svolgono i medesimi trattamenti).

L’art. 32 specifica le misure di sicurezza da adottare in materia di videosorveglianza.

Tra i molteplici adeguamenti previsti l’art. 32 del GDPR specifica le misure di sicurezza da adottare in materia di videosorveglianza. Esso difatti prevede che i dati raccolti mediante sistemi di sorveglianza devono essere protetti con adeguate misure di sicurezza, riducendo al minimo i rischi di distruzione, di perdita, anche accidentale, di accesso non autorizzato, di trattamento non consentito o non conforme alle finalità della raccolta, anche in relazione alla trasmissione delle immagini.

Inoltre tale articolo prevede che per apportare delle adeguate misure di sicurezza bisogna tener conto dello stato dell’arte (avanzamento tecnologico), dei costi di attuazione, della natura dell’oggetto, del contesto e delle finalità del trattamento dei dati, nonché del rischio di varia probabilità e gravità per i diritti e le libertà delle persone fisiche (porre in essere, quindi, un’analisi del rischio sui dati personali trattati). Il tutto per garantire un livello di sicurezza adeguato al rischio evitando la possibilità di ricorrere in importanti sanzioni.

La normativa europea è anche un’opportunità di miglioramento.

La normativa europea così delineata non solo può essere intensa come un adeguamento dovuto degli istituti di Vigilanza Privata, ma anche come un’opportunità di professionalizzazione e di responsabilità verso il quadro normativo generale.

In tal senso l’istituto di vigilanza La Torre ha da subito adeguato il codice di condotta alla suddetta normativa rispettandone pienamente i requisiti di privacy.

Difatti i sistemi di videosorveglianza offerti, sia a uso privato che pubblico, sono sottoposti a regole stringenti volte a tutelare la privacy di ogni singolo cittadino.

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L’attività di recupero crediti comprende tutti quegli interventi finalizzati ad ottenere il pagamento di una somma dovuta da un soggetto privato per un debito nei confronti di una impresa o di un altro soggetto. Tale attività deve essere svolta nel rispetto delle normative di legge vigente e dei codici di autoregolamentazione previsti.

Recentemente l’attività di recupero crediti è stata oggetto di discussione in Commissione Giustizia al Senato con un decreto di legge, il n. 755, a firma Lega che aprirebbe nuove frontiere per il recupero crediti permettendo all’avvocato del potenziale creditore di scoprire i beni e le disponibilità economiche del debitore senza dover aspettare il decreto ingiuntivo del giudice.

Il legale, infatti, potrebbe avere accesso alle banche dati pubbliche senza passare dal Tribunale.

Tale proposta di legge include una nuova modalità di intervento per limitare i lunghi tempi previsti per il recupero credito, come sottolineato nel testo introduttivo:

L’attuale sistema di realizzazione del credito risulta come noto farraginoso, poco funzionale, ma soprattutto non in linea con gli standard europei che impongono il principio dell’effettività degli strumenti di tutela processuale. Tale ritardo storico nella realizzazione delle pretese cre­ditorie non è stato risolto neanche dalla re­cente introduzione del processo civile tele­matico. Tutto ciò sta generando un clima di sfiducia negli operatori economici nazionali ed europei, con un impatto nefasto sul nostro sistema economico-produttivo.

La normativa vigente verrebbe così modificata.

Il primo articolo del decreto legislativo potrà consentire all’avvocato del creditore di intimare il pagamento entro 20 giorni, contro gli attuali 40 previsti dall’attuale normativa; in mancanza di opposizione si potrà procedere all’esecuzione formata.

Difatti, si legge nell’articolo 1:

È onere dell’avvocato che emette l’ingiunzione, a pena di responsabilità civile e disciplinare, verificare la sussistenza dei requisiti previsti dall’articolo 656-bis. Nel caso in cui l’avvocato ometta con dolo o colpa grave la puntuale verifica della sussistenza di tali requisiti, ne risponde disciplinarmente dinnanzi al competente ordine professionale e deve rimborsare le spese giudiziarie sostenute e i danni subiti dal soggetto erroneamente ingiunto.

La proposta di legge ha diversi pregi tra cui quello di accelerare i tempi del recupero crediti, evitando la richiesta del decreto ingiuntivo. Ma potrebbe generare anche evidenti rischi di privacy e situazioni critiche per chi, non consultando ad esempio nei 20 giorni previsti la propria posta certificata (PEC) con cui il creditore può inviare il sollecito, potrebbe perdere la possibilità di opporsi all’ingiunzione.

È fondamentale rivolgersi ad istititi specializzati in materia di recupero crediti.

In ogni caso, si consiglia di rivolgersi ad istituti specializzati in materia di recupero crediti, sia per evitare spiacevoli disguidi, sia per ottenere informazioni puntuali ed attendibili sui debitori e sulle regolamentazioni previste.

PSF Investigazioni è l’azienda di Giuliano Group specializzata nella fornitura di servizi investigativi di tutti i generi ed informazioni commerciali. L’organizzazione è formata da professionisti e detective esperti nel campo dell’investigazione privata ed aziendale ed opera nel pieno rispetto della legalità.

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La linea di confine tra le attività a carico delle guardie particolari giurate e quelle svolte dai servizi di portierato è un tema molto delicato che suscita spesso incomprensioni.

La necessità di regolamentare i ruoli svolti dalle guardie particolari giurate e dai servizi di portierato è stato un argomento prioritario discusso nella circolare anti-abusivismo diffusa il 24 aprile scorso dal Ministero dell’Interno, in vece al Capo della Polizia Franco Gabrielli, recante l’oggetto: “Servizi di vigilanza e custodia del patrimonio altrui riservati agli Istituti di Vigilanza Privata e servizi di portierato – Contrasto dei fenomeni di abusivo esercizio delle attività di Vigilanza Privata”.

L’obiettivo di tale comunicazione ha sottolineato l’esigenza di contrastare il fenomeno dell’abusivismo e dell’uso improprio di alcune figure professionali a discapito di altre. Un comportamento che reca un serio danno non solo agli Istituti di Vigilanza privata ma anche più in generale a tutta la sicurezza, non tutelata dalle giuste figure professionali.

In particolar modo la circolare è volta a tutelare il settore della vigilanza privata da appalti poco chiari e da operatori privi di titoli di polizia che, nel tempo, hanno usurpato servizi che la legge pone in capo agli istituti di vigilanza privata.

La circolare riprende la normativa in materia TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).

Tale normativa statuisce che l’esercizio di attività di vigilanza privata da parte di soggetti non autorizzati configura la fattispecie di abusiva erogazione dei servizi riservati agli Istituti di Vigilanza ed alle GPG, punibile con l’ex art. 140.

Nello specifico, la circolare recentemente diffusa dichiara come attività imputabile al ruolo di guardia giurata “l’intervento diretto e attivo a favore della proprietà altrui nel caso di eventuali aggressioni, di cooperazione con le Autorità, gli ufficiali e gli agenti di polizia”. Queste attività ricadono nella definizione di “esigenze di sicurezza speciali”, descritte dagli articoli 256-bis, comma 2, R.D. n. 635/1940 e 133-134 del TULPS. Per il servizio di portierato invece si intende “una guardiania passiva del bene, senza che in capo all’operatore siano previsti obblighi di difesa del bene stesso”.

Da ciò si evince che particolari servizi definiti di “sicurezza speciali” non possono essere effettuati da parte di personale sprovvisto di qualifica di guardia particolare giurata, delineando così una specifica distinzione tra i servizi che richiedono l’utilizzo “esclusivo” delle guardie giurate e differenti servizi di sicurezza che possono essere invece svolti da differenti figure professionali.

Nel momento in cui tali limiti di azione non vengono rispettati avviene il reato di abusivismo, punibile anche penalmente.

La circolare ha apportato una specifica novità essenziale per tutelare il settore della sicurezza.

Un nuovo piano d’azione per difendere il perimetro dei servizi esclusivi della vigilanza privata dalle indebite incursioni del portierato. Tale piano d’intervento prevede la strutturazione e l’attuazione di due tipologie di attività differenti:

  1. Attività di corretta informazione ed educazione da parte delle Prefetture nei confronti di soggetti pubblici e privati che si avvalgono dei servizi di vigilanza privata e portierato;
  2. Procedure di controllo ad alto impatto su scala nazionale per arginare al massimo gli abusivismi.

La diffusione di tale comunicazione ha suscitato molteplici adesioni sia da parte di associazioni di tutela sia da parte degli istituti di vigilanza privata che hanno avvalorato tale circolare sottolineandone l’importanza.

Un esempio tra tutti: L’Istituto di Vigilanza privata La Torre che svolge costantemente azioni di sicurezza volte a tutelare le imprese e i privati cittadini esercitando specifiche attività che richiedono l’utilizzo esclusivo delle guardie particolari giurate.

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Il 12 marzo 2019 è stata emanata la Circolare 557/PAS/U/003891/10089 a firma del Capo della Polizia Gabrielli, che ha mostrato come su 580 società autorizzate ad operare nella vigilanza privata, 120 non si siano ancora adeguate agli obblighi di certificazione.

La normativa in oggetto riprende il D.M n. 115 del 4 giugno 2014 che comportò l’adozione di una certificazione obbligatoria di conformità per gli istituti di vigilanza privata attivi in Italia.

Tali istituti venivano quindi obbligati a sottoporre i propri impianti, servizi e professionisti alla valutazione da parte di un organismo di certificazione indipendente.

L’emanazione del decreto aveva l’obiettivo di sollecitare le aziende operanti nel settore della vigilanza privata ad ottenere la certificazione in merito alla qualità dei servizi di vigilanza, telesorveglianza, custodia e scorta valori e alla competenza dei professionisti di security impiegati.

L’adozione di specifiche linee guide per rendere conformi i servizi di sicurezza fu necessaria per tutelare l’utenza, garantendo l’erogazione di servizi di sicurezza a norma di legge.

L’obiettivo principale fu quindi far sì che le imprese di sicurezza potessero tutelare efficacemente i privati cittadini contro la criminalità assicurando adeguate possibilità di autodifesa a fronte di possibili attacchi.

Nel 2017 il D.M n. 115 non era stato ancora attuato da tutti gli istituti di vigilanza.

Difatti, la Circolare 557/PAS/U/ 010348/10089.D(1) REG.2 a firma del Capo della Polizia Gabrielli, sottolineò come su 1367 istituti presenti in Italia solo 393 avessero conseguito la certificazione, per una percentuale pari al 28,74% circa del totale.

La nuova circolare andò ad evidenziare come il mancato conseguimento della certificazione prescritta potesse assumere rilievo anche sul piano del corretto dispiegarsi delle dinamiche di mercato nel comparto della vigilanza privata in quanto gli istituti di vigilanza, non rispettando gli obblighi di del DM 115/2014, andavano incontro alla possibilità di trarre indebiti vantaggi competitivi, suscettibili di generare distorsioni all’equilibrio di mercato.

Ad oggi l’applicazione di tale regolamentazione non risulta ancora completata.

Ed è ciò che ha sottolineato proprio la Circolare 557/PAS/U/003891/10089.

Grazie alle informazioni estrapolate dal nuovo database nazionale delle Guardie Particolari Giurate, attivo dal primo febbraio 2019, il Ministero dell’Interno ha infatti potuto constatare che al 28 febbraio 2019 il 20% degli Istituti autorizzati non ha ancora prodotto il certificato di conformità necessario per poter operare.

Tra gli istituti di vigilanza autorizzati emerge l’Istituto di Vigilanza privata La Torre, chiaro esempio di istituto di sicurezza che ha da subito rispettato il D.M 115 ottenendo rapidamente la certificazione richiesta.

L’istituto di Vigilanza La Torre è infatti presente all’interno dell’elenco degli istituti di vigilanza privata certificati ai sensi del D.M. 115/2014 pubblicato dal Ministero degli Interni e recentemente diffuso sul sito web della Polizia di Stato.

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Il bonus videosorveglianza è stato introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 con l’obiettivo di prevenire possibili attività criminali attraverso l’installazione di impianti di videosorveglianza ed antifurto usufruendo di detrazioni fiscali.

Tale incentivo prevede una detrazione massima consentita pari al 50% delle spese sostenute al fine di favorire la sicurezza dei privati cittadini sempre più soggetti ad episodi di furto nelle proprie abitazioni.

Il suddetto bonus è stato prorogato dalla Legge di Bilancio 2019 che ha inglobato all’interno delle agevolazioni previste per operazioni di ristrutturazione, risparmio energetico e bonus verde da effettuare all’interno della propria dimora, le spese di installazione di un sistema di videosorveglianza o di antifurto.

Nelle spese agevolabili rientrano anche i costi per il sopralluogo, il progetto, l’installazione delle videocamere di sicurezza ed il rilascio della certificazione in conformità alla vigente legge sulla privacy.

Nel dettaglio è possibile richiedere la detrazione per rafforzamento, sostituzione o installazione di cancellate o recinzioni murarie, installazione o sostituzione di grate alle finestre, l’installazione di porte blindate o rinforzate, rilevatori di apertura, saracinesche, tapparelle metalliche, vetri antisfondamento, casseforti a muro e di serrature, lucchetti e catenacci.

Come ottenere il bonus videosorveglianza

Si potrà usufruire delle detrazioni su tutte le spese sostenute per impianti di sicurezza installati dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2019.

La procedura prevista richiede che il pagamento delle spese effettuate avvenga rigorosamente tramite bonifico parlante, o bonifico bancario o postale ordinario anche online, secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate.

Nel caso di pagamento tramite bonifico bancario o postale ordinario si dovrà evincere dal bonifico: la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione, il codice fiscale o numero di partita Iva del beneficiario del pagamento e la ritenuta dell’8% a titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dall’impresa che ha effettuato il lavoro di installazione.

Inoltre per usufruire di tale bonus sarà necessario indicare il pagamento sostenuto all’interno della propria dichiarazione dei redditi.

Chi può richiedere l’agevolazione sicurezza

ll bonus videosorveglianza può essere richiesto dal proprietario dell’immobile dove è stato installato l’impianto, dal titolare del diritto di godimento, dal familiare convivente (coniuge, parenti entro il terzo grado e affini fino al secondo grado), coniuge separato se assegnatario dell’immobile intestato all’altro coniuge o convivente anche se non coniugato.

Infine l’agevolazione è prevista anche per chi esegue i lavori sull’immobile con una detrazione delle spese sull’acquisto dei materiali edili.

Il punto cardine resta il sostegno della tutela fisica e psicologica dei privati cittadini, i quali esprimono sempre più frequentemente la necessità di volersi sentirsi al sicuro proteggendosi dal rischio di atti illeciti da parte di terzi.

L’installazione di suddetti sistemi di allarme può quindi essere una possibile soluzione di sicurezza atta a tutelare il cittadino all’interno della propria abitazione.Ne è un esempio Unico, la soluzione integrata di sicurezza progettata dall’Istituto di Vigilanza La Torre.

Per saperne di più visita il sito https://unico.vigilanzalatorre.it/

La sicurezza privata è una tematica sempre più sentita all’interno dell’opinione pubblica italiana.

Il primo rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia realizzato da Censis in collaborazione con FederSicurezza sottolinea come il 31,9% delle famiglie italiane percepisca un alto rischio di criminalità nella zona in cui vive.

Ciò è confermato anche dai dati emersi dall’XI Rapporto sulla Sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa effettuato da Demos e Unipolis nel febbraio 2019, in cui l’insicurezza legata alla criminalità si posiziona al terzo posto tra le paure più sentite dagli italiani.

Il 38% afferma infatti di aver paura della criminalità e di tutte le sue sottocategorie.

Tra esse rientra la cosiddetta micro-criminalità che genera alti livelli di inquietudine.

Il recente focus ha evidenziato come il 26% degli italiani tema di essere vittima di furti in casa, il 20% di subire una truffa attraverso il bancomat o la carta di credito, il 18% di essere vittima di furti dell’automobile, dello scooter o del motorino ed il restante 17% di subire scippi o borseggi.

Aumentano le richieste di sicurezza per la propria abitazione.

Per difendersi da ladri e rapinatori, continua il rapporto dell’istituto di ricerca, il 92,5% degli italiani adotta almeno un accorgimento in casa. Come l’utilizzo di una porta blindata, che protegge le abitazioni di oltre 33 milioni di cittadini, l’adozione di un sistema d’allarme o l’installazione di inferriate per proteggere porte e finestre.

Dall’ultimo dossier sulla criminalità risalente al 31 luglio 2018 i reati commessi hanno avuto un leggero calo, dai 2.453.872 del 2017 ai 2.240.210 reati odierni. Un dato positivo che però non ha interessato uno dei crimini più commessi sul suolo italiano, i furti.

Sono circa 1.189.499 le denunce effettuate in tal senso e che incrementano il bisogno di sicurezza e difesa in continua crescita.

Gli Istituti di vigilanza privata fondamentali per arginare i furti.

A tal proposito nella “filiera della sicurezza” le agenzie di vigilanza privata risultano avere un ruolo fondamentale nel mitigare tali paure, garantendo l’incolumità personale e l’ordine pubblico sul territorio in collaborazione con le Forze dell’ordine.

Oltre 64.000 addetti (+16,7% nel periodo 2011-2017) di quasi 1.600 imprese di vigilanza privata (+11,3%), svolgono ad oggi un ruolo sussidiario e complementare contribuendo a garantire sicurezza negli aeroporti, nei porti, negli uffici pubblici, in ospedali e tribunali, nelle aziende e durante gli eventi collettivi.

La tutela viene poi garantita oltre che dagli operatori della vigilanza privata anche dagli istituti che offrono servizi fiduciari non armati, un settore fortemente in crescita negli ultimi anni e che conta oltre 21.000 addetti.

L’intervento fondamentale degli operatori del settore sicurezza ha infatti sventato continui tentativi di furto, diventando effettivamente un aiuto concreto nella tutela del privato cittadino, maggiormente rassicurato dalla presenza di professionisti che vigilano costantemente sulla loro incolumità.

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