L’attività di recupero crediti comprende tutti quegli interventi finalizzati ad ottenere il pagamento di una somma dovuta da un soggetto privato per un debito nei confronti di una impresa o di un altro soggetto. Tale attività deve essere svolta nel rispetto delle normative di legge vigente e dei codici di autoregolamentazione previsti.

Recentemente l’attività di recupero crediti è stata oggetto di discussione in Commissione Giustizia al Senato con un decreto di legge, il n. 755, a firma Lega che aprirebbe nuove frontiere per il recupero crediti permettendo all’avvocato del potenziale creditore di scoprire i beni e le disponibilità economiche del debitore senza dover aspettare il decreto ingiuntivo del giudice.

Il legale, infatti, potrebbe avere accesso alle banche dati pubbliche senza passare dal Tribunale.

Tale proposta di legge include una nuova modalità di intervento per limitare i lunghi tempi previsti per il recupero credito, come sottolineato nel testo introduttivo:

L’attuale sistema di realizzazione del credito risulta come noto farraginoso, poco funzionale, ma soprattutto non in linea con gli standard europei che impongono il principio dell’effettività degli strumenti di tutela processuale. Tale ritardo storico nella realizzazione delle pretese cre­ditorie non è stato risolto neanche dalla re­cente introduzione del processo civile tele­matico. Tutto ciò sta generando un clima di sfiducia negli operatori economici nazionali ed europei, con un impatto nefasto sul nostro sistema economico-produttivo.

La normativa vigente verrebbe così modificata.

Il primo articolo del decreto legislativo potrà consentire all’avvocato del creditore di intimare il pagamento entro 20 giorni, contro gli attuali 40 previsti dall’attuale normativa; in mancanza di opposizione si potrà procedere all’esecuzione formata.

Difatti, si legge nell’articolo 1:

È onere dell’avvocato che emette l’ingiunzione, a pena di responsabilità civile e disciplinare, verificare la sussistenza dei requisiti previsti dall’articolo 656-bis. Nel caso in cui l’avvocato ometta con dolo o colpa grave la puntuale verifica della sussistenza di tali requisiti, ne risponde disciplinarmente dinnanzi al competente ordine professionale e deve rimborsare le spese giudiziarie sostenute e i danni subiti dal soggetto erroneamente ingiunto.

La proposta di legge ha diversi pregi tra cui quello di accelerare i tempi del recupero crediti, evitando la richiesta del decreto ingiuntivo. Ma potrebbe generare anche evidenti rischi di privacy e situazioni critiche per chi, non consultando ad esempio nei 20 giorni previsti la propria posta certificata (PEC) con cui il creditore può inviare il sollecito, potrebbe perdere la possibilità di opporsi all’ingiunzione.

È fondamentale rivolgersi ad istititi specializzati in materia di recupero crediti.

In ogni caso, si consiglia di rivolgersi ad istituti specializzati in materia di recupero crediti, sia per evitare spiacevoli disguidi, sia per ottenere informazioni puntuali ed attendibili sui debitori e sulle regolamentazioni previste.

PSF Investigazioni è l’azienda di Giuliano Group specializzata nella fornitura di servizi investigativi di tutti i generi ed informazioni commerciali. L’organizzazione è formata da professionisti e detective esperti nel campo dell’investigazione privata ed aziendale ed opera nel pieno rispetto della legalità.

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La linea di confine tra le attività a carico delle guardie particolari giurate e quelle svolte dai servizi di portierato è un tema molto delicato che suscita spesso incomprensioni.

La necessità di regolamentare i ruoli svolti dalle guardie particolari giurate e dai servizi di portierato è stato un argomento prioritario discusso nella circolare anti-abusivismo diffusa il 24 aprile scorso dal Ministero dell’Interno, in vece al Capo della Polizia Franco Gabrielli, recante l’oggetto: “Servizi di vigilanza e custodia del patrimonio altrui riservati agli Istituti di Vigilanza Privata e servizi di portierato – Contrasto dei fenomeni di abusivo esercizio delle attività di Vigilanza Privata”.

L’obiettivo di tale comunicazione ha sottolineato l’esigenza di contrastare il fenomeno dell’abusivismo e dell’uso improprio di alcune figure professionali a discapito di altre. Un comportamento che reca un serio danno non solo agli Istituti di Vigilanza privata ma anche più in generale a tutta la sicurezza, non tutelata dalle giuste figure professionali.

In particolar modo la circolare è volta a tutelare il settore della vigilanza privata da appalti poco chiari e da operatori privi di titoli di polizia che, nel tempo, hanno usurpato servizi che la legge pone in capo agli istituti di vigilanza privata.

La circolare riprende la normativa in materia TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza).

Tale normativa statuisce che l’esercizio di attività di vigilanza privata da parte di soggetti non autorizzati configura la fattispecie di abusiva erogazione dei servizi riservati agli Istituti di Vigilanza ed alle GPG, punibile con l’ex art. 140.

Nello specifico, la circolare recentemente diffusa dichiara come attività imputabile al ruolo di guardia giurata “l’intervento diretto e attivo a favore della proprietà altrui nel caso di eventuali aggressioni, di cooperazione con le Autorità, gli ufficiali e gli agenti di polizia”. Queste attività ricadono nella definizione di “esigenze di sicurezza speciali”, descritte dagli articoli 256-bis, comma 2, R.D. n. 635/1940 e 133-134 del TULPS. Per il servizio di portierato invece si intende “una guardiania passiva del bene, senza che in capo all’operatore siano previsti obblighi di difesa del bene stesso”.

Da ciò si evince che particolari servizi definiti di “sicurezza speciali” non possono essere effettuati da parte di personale sprovvisto di qualifica di guardia particolare giurata, delineando così una specifica distinzione tra i servizi che richiedono l’utilizzo “esclusivo” delle guardie giurate e differenti servizi di sicurezza che possono essere invece svolti da differenti figure professionali.

Nel momento in cui tali limiti di azione non vengono rispettati avviene il reato di abusivismo, punibile anche penalmente.

La circolare ha apportato una specifica novità essenziale per tutelare il settore della sicurezza.

Un nuovo piano d’azione per difendere il perimetro dei servizi esclusivi della vigilanza privata dalle indebite incursioni del portierato. Tale piano d’intervento prevede la strutturazione e l’attuazione di due tipologie di attività differenti:

  1. Attività di corretta informazione ed educazione da parte delle Prefetture nei confronti di soggetti pubblici e privati che si avvalgono dei servizi di vigilanza privata e portierato;
  2. Procedure di controllo ad alto impatto su scala nazionale per arginare al massimo gli abusivismi.

La diffusione di tale comunicazione ha suscitato molteplici adesioni sia da parte di associazioni di tutela sia da parte degli istituti di vigilanza privata che hanno avvalorato tale circolare sottolineandone l’importanza.

Un esempio tra tutti: L’Istituto di Vigilanza privata La Torre che svolge costantemente azioni di sicurezza volte a tutelare le imprese e i privati cittadini esercitando specifiche attività che richiedono l’utilizzo esclusivo delle guardie particolari giurate.

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Il 12 marzo 2019 è stata emanata la Circolare 557/PAS/U/003891/10089 a firma del Capo della Polizia Gabrielli, che ha mostrato come su 580 società autorizzate ad operare nella vigilanza privata, 120 non si siano ancora adeguate agli obblighi di certificazione.

La normativa in oggetto riprende il D.M n. 115 del 4 giugno 2014 che comportò l’adozione di una certificazione obbligatoria di conformità per gli istituti di vigilanza privata attivi in Italia.

Tali istituti venivano quindi obbligati a sottoporre i propri impianti, servizi e professionisti alla valutazione da parte di un organismo di certificazione indipendente.

L’emanazione del decreto aveva l’obiettivo di sollecitare le aziende operanti nel settore della vigilanza privata ad ottenere la certificazione in merito alla qualità dei servizi di vigilanza, telesorveglianza, custodia e scorta valori e alla competenza dei professionisti di security impiegati.

L’adozione di specifiche linee guide per rendere conformi i servizi di sicurezza fu necessaria per tutelare l’utenza, garantendo l’erogazione di servizi di sicurezza a norma di legge.

L’obiettivo principale fu quindi far sì che le imprese di sicurezza potessero tutelare efficacemente i privati cittadini contro la criminalità assicurando adeguate possibilità di autodifesa a fronte di possibili attacchi.

Nel 2017 il D.M n. 115 non era stato ancora attuato da tutti gli istituti di vigilanza.

Difatti, la Circolare 557/PAS/U/ 010348/10089.D(1) REG.2 a firma del Capo della Polizia Gabrielli, sottolineò come su 1367 istituti presenti in Italia solo 393 avessero conseguito la certificazione, per una percentuale pari al 28,74% circa del totale.

La nuova circolare andò ad evidenziare come il mancato conseguimento della certificazione prescritta potesse assumere rilievo anche sul piano del corretto dispiegarsi delle dinamiche di mercato nel comparto della vigilanza privata in quanto gli istituti di vigilanza, non rispettando gli obblighi di del DM 115/2014, andavano incontro alla possibilità di trarre indebiti vantaggi competitivi, suscettibili di generare distorsioni all’equilibrio di mercato.

Ad oggi l’applicazione di tale regolamentazione non risulta ancora completata.

Ed è ciò che ha sottolineato proprio la Circolare 557/PAS/U/003891/10089.

Grazie alle informazioni estrapolate dal nuovo database nazionale delle Guardie Particolari Giurate, attivo dal primo febbraio 2019, il Ministero dell’Interno ha infatti potuto constatare che al 28 febbraio 2019 il 20% degli Istituti autorizzati non ha ancora prodotto il certificato di conformità necessario per poter operare.

Tra gli istituti di vigilanza autorizzati emerge l’Istituto di Vigilanza privata La Torre, chiaro esempio di istituto di sicurezza che ha da subito rispettato il D.M 115 ottenendo rapidamente la certificazione richiesta.

L’istituto di Vigilanza La Torre è infatti presente all’interno dell’elenco degli istituti di vigilanza privata certificati ai sensi del D.M. 115/2014 pubblicato dal Ministero degli Interni e recentemente diffuso sul sito web della Polizia di Stato.

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Il bonus videosorveglianza è stato introdotto dalla Legge di Stabilità 2016 con l’obiettivo di prevenire possibili attività criminali attraverso l’installazione di impianti di videosorveglianza ed antifurto usufruendo di detrazioni fiscali.

Tale incentivo prevede una detrazione massima consentita pari al 50% delle spese sostenute al fine di favorire la sicurezza dei privati cittadini sempre più soggetti ad episodi di furto nelle proprie abitazioni.

Il suddetto bonus è stato prorogato dalla Legge di Bilancio 2019 che ha inglobato all’interno delle agevolazioni previste per operazioni di ristrutturazione, risparmio energetico e bonus verde da effettuare all’interno della propria dimora, le spese di installazione di un sistema di videosorveglianza o di antifurto.

Nelle spese agevolabili rientrano anche i costi per il sopralluogo, il progetto, l’installazione delle videocamere di sicurezza ed il rilascio della certificazione in conformità alla vigente legge sulla privacy.

Nel dettaglio è possibile richiedere la detrazione per rafforzamento, sostituzione o installazione di cancellate o recinzioni murarie, installazione o sostituzione di grate alle finestre, l’installazione di porte blindate o rinforzate, rilevatori di apertura, saracinesche, tapparelle metalliche, vetri antisfondamento, casseforti a muro e di serrature, lucchetti e catenacci.

Come ottenere il bonus videosorveglianza

Si potrà usufruire delle detrazioni su tutte le spese sostenute per impianti di sicurezza installati dal 1° gennaio 2018 al 31 dicembre 2019.

La procedura prevista richiede che il pagamento delle spese effettuate avvenga rigorosamente tramite bonifico parlante, o bonifico bancario o postale ordinario anche online, secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate.

Nel caso di pagamento tramite bonifico bancario o postale ordinario si dovrà evincere dal bonifico: la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione, il codice fiscale o numero di partita Iva del beneficiario del pagamento e la ritenuta dell’8% a titolo di acconto dell’imposta sul reddito dovuta dall’impresa che ha effettuato il lavoro di installazione.

Inoltre per usufruire di tale bonus sarà necessario indicare il pagamento sostenuto all’interno della propria dichiarazione dei redditi.

Chi può richiedere l’agevolazione sicurezza

ll bonus videosorveglianza può essere richiesto dal proprietario dell’immobile dove è stato installato l’impianto, dal titolare del diritto di godimento, dal familiare convivente (coniuge, parenti entro il terzo grado e affini fino al secondo grado), coniuge separato se assegnatario dell’immobile intestato all’altro coniuge o convivente anche se non coniugato.

Infine l’agevolazione è prevista anche per chi esegue i lavori sull’immobile con una detrazione delle spese sull’acquisto dei materiali edili.

Il punto cardine resta il sostegno della tutela fisica e psicologica dei privati cittadini, i quali esprimono sempre più frequentemente la necessità di volersi sentirsi al sicuro proteggendosi dal rischio di atti illeciti da parte di terzi.

L’installazione di suddetti sistemi di allarme può quindi essere una possibile soluzione di sicurezza atta a tutelare il cittadino all’interno della propria abitazione.Ne è un esempio Unico, la soluzione integrata di sicurezza progettata dall’Istituto di Vigilanza La Torre.

Per saperne di più visita il sito https://unico.vigilanzalatorre.it/

La sicurezza privata è una tematica sempre più sentita all’interno dell’opinione pubblica italiana.

Il primo rapporto sulla filiera della sicurezza in Italia realizzato da Censis in collaborazione con FederSicurezza sottolinea come il 31,9% delle famiglie italiane percepisca un alto rischio di criminalità nella zona in cui vive.

Ciò è confermato anche dai dati emersi dall’XI Rapporto sulla Sicurezza e l’insicurezza sociale in Italia e in Europa effettuato da Demos e Unipolis nel febbraio 2019, in cui l’insicurezza legata alla criminalità si posiziona al terzo posto tra le paure più sentite dagli italiani.

Il 38% afferma infatti di aver paura della criminalità e di tutte le sue sottocategorie.

Tra esse rientra la cosiddetta micro-criminalità che genera alti livelli di inquietudine.

Il recente focus ha evidenziato come il 26% degli italiani tema di essere vittima di furti in casa, il 20% di subire una truffa attraverso il bancomat o la carta di credito, il 18% di essere vittima di furti dell’automobile, dello scooter o del motorino ed il restante 17% di subire scippi o borseggi.

Aumentano le richieste di sicurezza per la propria abitazione.

Per difendersi da ladri e rapinatori, continua il rapporto dell’istituto di ricerca, il 92,5% degli italiani adotta almeno un accorgimento in casa. Come l’utilizzo di una porta blindata, che protegge le abitazioni di oltre 33 milioni di cittadini, l’adozione di un sistema d’allarme o l’installazione di inferriate per proteggere porte e finestre.

Dall’ultimo dossier sulla criminalità risalente al 31 luglio 2018 i reati commessi hanno avuto un leggero calo, dai 2.453.872 del 2017 ai 2.240.210 reati odierni. Un dato positivo che però non ha interessato uno dei crimini più commessi sul suolo italiano, i furti.

Sono circa 1.189.499 le denunce effettuate in tal senso e che incrementano il bisogno di sicurezza e difesa in continua crescita.

Gli Istituti di vigilanza privata fondamentali per arginare i furti.

A tal proposito nella “filiera della sicurezza” le agenzie di vigilanza privata risultano avere un ruolo fondamentale nel mitigare tali paure, garantendo l’incolumità personale e l’ordine pubblico sul territorio in collaborazione con le Forze dell’ordine.

Oltre 64.000 addetti (+16,7% nel periodo 2011-2017) di quasi 1.600 imprese di vigilanza privata (+11,3%), svolgono ad oggi un ruolo sussidiario e complementare contribuendo a garantire sicurezza negli aeroporti, nei porti, negli uffici pubblici, in ospedali e tribunali, nelle aziende e durante gli eventi collettivi.

La tutela viene poi garantita oltre che dagli operatori della vigilanza privata anche dagli istituti che offrono servizi fiduciari non armati, un settore fortemente in crescita negli ultimi anni e che conta oltre 21.000 addetti.

L’intervento fondamentale degli operatori del settore sicurezza ha infatti sventato continui tentativi di furto, diventando effettivamente un aiuto concreto nella tutela del privato cittadino, maggiormente rassicurato dalla presenza di professionisti che vigilano costantemente sulla loro incolumità.

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Si terrà a Fiera Milano dal 13 al 15 novembre prossimo “Sicurezza 2019″, l’evento internazionale B2B dedicato al mondo della sicurezza che si ripete ogni due anni.

La manifestazione sarà un’importante vetrina per i top player di mercato che mostreranno le soluzioni più innovative in tema di security & fire.

Giuseppe Garri, Exhibition Manager SICUREZZA Fiera Milano, ha presentato l’iniziativa ricordando il successo riscosso dall’edizione precedente:

Quest’edizione nasce sulle ottime premesse dell’edizione 2017 in cui le aziende espositrici sono cresciute del 40%, la superficie espositiva del 30% e abbiamo contato quasi 26mila visitatori.

In Italia il settore Sicurezza ha, difatti, registrato, tra il 2016 e il 2017, incrementi del 7,5% con le importazioni in aumento del 10,2%, i sistemi di controllo a circuito chiuso cresciuti del 14,8%, ed un 6,6% di incremento per quanto riguarda le esportazioni.

Gli operatori del settore sono pertanto chiamati a confrontarsi con un mercato in costante divenire in cui sono sempre più̀ numerose le sfide per il settore security.

L’internazionalizzazione è la chiave di svolta.

Grazie al roadshow internazionale volto a rafforzare la conoscenza all’estero della fiera e ad attrarre top hosted buyer all’evento, l’edizione 2019 sarà un’occasione propizia per interfacciarsi con i rappresentanti di maggiore rilievo del settore security a livello europeo.

Dopo la Romania e gli Emirati Arabi, la manifestazione sarà presentata a Londra dal 18 al 20 Giugno, dove verranno presentati gli obiettivi dell’edizione 2019 e le opportunità che il mercato italiano può offrire in ambito security & fire. 

Sicurezza 2019: sempre più spazio a formazione e aggiornamento professionale

Durante l’evento sarà dato ampio spazio ai momenti di formazione in cui esperti del settore proporranno le loro strategie di sicurezza.

In particolare, quello della privacy sarà tra i temi al centro dell’offerta formativa della manifestazione: gli ultimi sviluppi normativi in merito al GDPR hanno enormemente modificato skills e competenze richieste per chi si occupa di progettazione ed installazione di sistemi di sicurezza.

L’aggiornamento professionale è, quindi, di fondamentale importanza per poter essere capaci di suggerire soluzioni integrate in cui vengano rispettate le diverse normative vigenti.

Il futuro della sicurezza verso l’intelligenza artificiale.

Il futuro dei sistemi di sicurezza sarà sempre più orientato verso l’utilizzo di intelligenza artificiale e soluzioni avanzate di tracciabilità e riconoscibilità sulla base di dati univoci come quelli biometrici.

Il ricorso a tali tecnologie renderà i sistemi di sicurezza sempre più performanti ed adattabili alle esigenze di ogni contesto, ma parallelamente porrà il problema della vulnerabilità delle informazioni, che essendo sempre più digitali saranno maggiormente a rischio di attacchi hacker.

Oltre il tema della privacy, anche quello della Cyber security sarà quindi tra gli argomenti centrali della fiera internazionale, in cui sono già confermate le presenze dei brand leader dei differenti comparti.

 

Un argomento particolarmente sentito all’interno degli Istituiti di Vigilanza Privata riguarda l’opportunità di poter impiegare le proprie guardie particolari giurate in servizi di sicurezza all’estero.

A tal proposito nell’ottobre 2018 è stata presentato alla Camera dei Deputati la proposta di legge a firma Lollobrigida, Deidda, Ferro “Disposizioni in materia di impiego delle guardie giurate all’estero”, ora assegnata alla commissione Affari costituzionali.

Tale DDL sottolinea la volontà di poter usufruire di guardie giurate provenienti da Istituti di Vigilanza italiani per la protezione delle merci e dei valori delle imprese pubbliche e private operanti in territorio estero ogni qualvolta ne sia necessario, vista l’attuale impossibilità di utilizzare operatori italiani per presidiare asset su suolo straniero.

L’attuale ordinamento infatti non prevede la suddetta circostanza, costringendo molte aziende italiane presenti all’estero a ricorrere a grandi società di sicurezza privata di matrice anglosassone, russa, israeliana, cinese per difendere uomini e produzione.

Ciò causa una grave perdita economica sia per lo Stato sia per gli Istituti di Vigilanza che potrebbero così aprire la strada verso il mercato estero, avvalendosi di un notevole vantaggio competitivo.

Nell’introduzione alla proposta di legge si può leggere infatti come:

Considerando che il 60 per cento delle attività lavorative delle imprese italiane si svolge in tutto o in parte fuori dal territorio nazionale, la maggior parte delle imprese che operano all’estero è costretta a ricorrere a compagnie di Paesi stranieri, la cui legislazione nazionale prevede la figura professionale del security contractor quando si trovano in contesti ad alto rischio.

L’adozione di operatori provenienti da Istituti di Vigilanza italiani introdurrebbe in Italia un mercato il cui valore a livello mondiale conta circa 200 miliardi di euro.

Per tali ragioni sono molteplici le associazioni di vigilanza privata che approvano tale proposta di legge come L’Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari il cui presidente, Maria Cristina Urbano, ha messo in risalto i possibili rischi ai quali si potrebbe incorrere non aprendosi a tale settore, uno tra tanti l’impossibilità di offrire un interessante sbocco lavorativo per militari di carriera in congedo.

L’unica parziale eccezione, recentemente prevista dalla legislazione italiana, è data dal servizio di antipirateria marittima, svolto da istituti di vigilanza autorizzati, regolato dall’articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130. Esso dimostra come le guardie particolari giurate siano già impegnate egregiamente nel servizio di antipirateria e come quindi il loro impiego all’estero non possa che essere in continuità con tale best practice.

Federsicurezza, la federazione del settore della vigilanza e sicurezza privata, ha redatto l’annuale Report sui servizi di sicurezza offerti dalle molteplici aziende presenti sul territorio italiano.

Dalla ricerca emerge la presenza di 1339 imprese che operano nel settore della sicurezza privata in Italia.

Il Presidente di Federsicurezza, Luigi Gabriele, ha sottolineato come bisogni innanzitutto riconoscere che il termine vigilanza privata sia ormai obsoleto, e che sia più lecito discutere di sistemi di sicurezza integrata, in cui ciascuno possa concorrere con la sua professionalità specifica.

Tale report va però a sottolineare una situazione particolarmente delicata nell’ambito della security.

Il Report sottolinea un crescente dislivello tra le diverse imprese che si occupano di sicurezza.

Difatti la ricerca ha evidenziato come un’elevata quota di mercato sia detenuta da determinate aziende a discapito di molte micro realtà che invece non riescono a progredire.

Ciò è amplificato anche dal difficile processo di riqualificazione, professionalizzazione e rivitalizzazione del settore sicurezza a causa della difficoltà delle Istituzioni di controllare efficacemente la regolamentazione di tale settore, ne è un esempio esplicito l’uso indiscriminato del portierato anche su servizi esclusivi della vigilanza armata.

A tal proposito, per cercare di arginare l’abusivismo diffuso, ad aprile 2019 è stata diffusa dal Capo della Polizia una circolare che specifica come l’esercizio di attività esclusive della vigilanza privata da parte di portierati concretizzi a tutti gli effetti il reato di abusivismo, punibile anche penalmente richiedendo necessariamente la presenza di Guardie particolari Giurate debitamente formate.

Dal Report emerge inoltre la questione sul fatturato in ambito di security.

In tal senso a discapito di un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro, il sud Italia risulta penalizzato detenendo solo il 22,6% del fatturato nazionale anche avendo il 47,5% delle imprese della vigilanza italiana.

Tuttavia la ricerca ha evidenziato come la domanda di sicurezza continui ad essere molto presente.

Ciò è sottolineato dal 33,7% delle imprese del territorio meridionale, ovvero clienti attivi e potenziali in ambito security, che richiedono un bisogno di sicurezza maggiore, in aumento rispetto ai due anni precedenti.

Si sottolinea inoltre come quasi la metà delle organizzazioni che si sono affidate ad uno o più fornitori di sicurezza siano rimaste soddisfatto del servizio: l’indice medio di soddisfazione del comparto sicurezza è molto più alto di altri settori industriali.

L’indagine mette in risalto la necessità di divulgare la Cultura della Sicurezza.

A conclusione dell’indagine svolta, infatti Federsicurezza propone una nuova visione della cultura della sicurezza, in cui anche lo Stato sia in prima linea nel diffondere i servizi di vigilanza privata e nell’attivare percorsi formativi delle guardie giurate, ed ancora ampliando gli spazi di mercato, in modo che le imprese del settore possano recuperare marginalità con l’apertura alla difesa della persona fisica.

Scegliere soluzioni outsourcing è una decisione difficile ma determinante per l’evoluzione di un’azienda.

In mercati sempre più competitivi Pegaso Service, parte integrante di Giuliano Group, è in grado di dotare le aziende di servizi flessibili e personalizzabili, rendendo semplice ed immediata tale scelta.

Ma cosa si intende per outsourcing?

Il suo ricorso garantisce alle imprese vantaggi in termini di rapidità, efficienza e disponibilità di risorse e tale tipologia di esternalizzazione prende il nome di Business Process Outsourcing (BPO).

La cui definizione potrebbe essere la seguente:

L’esternalizzazione dei processi gestionali e di controllo di un’impresa che, per tali funzioni, si affida a un partner altamente qualificato per liberare risorse interne e dedicarle ad attività più orientate al core-business aziendale.

Per l’azienda, optare per il Business Process Outsourcing significa abbattere costi gestionali e riappropriarsi di risorse (in termini di personale, tempo e spazi) per perseguire gli obiettivi d’impresa.

Questo processo, altamente performante, può tuttavia generare alcune criticità.

Quali sono le criticità più frequenti?

Numerose possono essere le implicazioni e i quesiti che possono intervenire ad ostacolare le decisioni prese in tal senso.

Secondo un recente studio le aziende commettono più di frequente 4 tipologie di errori:

  1. Fraintendere la vera natura del “BPO”: è importante per le aziende esaminare l’intero ventaglio di opzioni prima di scegliere il servizio di outsourcing più utile per la propria attività.
  2. Non voler perdere il controllo aziendale: l’idea di esternalizzare può creare incertezza all’interno delle organizzazioni. Tuttavia, ciò che spesso viene sottovalutato è che il “Bpo”, in realtà, è in grado di creare un sistema migliore rispetto a una gestione in-house.
  3. Mancanza di comunicazione: non informare opportunamente della tipologia di servizio che si richiede né delle modalità previste può determinare confusione portando ad un mediocre utilizzo dei servizi in outsourcing.
  4. Non pianificare strategicamente i servizi di outsourcing: l’inadeguata pianificazione limiterà l’utilizzo dei suddetti servizi che non potranno essere implementati nel futuro ma solo a breve termine.

Tali criticità insorgono anche a causa dei fornitori di servizi di esternalizzazione non sempre adeguatamente qualificati.

Pegaso service, con il suo personale altamente formato e competenze sviluppate dalla sua lunga esperienza, pone particolare attenzione nel personalizzare opportunamente ogni servizio di outsourcing, perseguendo gli obiettivi del cliente ed evitando così di commettere spiacevoli errori.

In un futuro in cui bisogna orientarsi su un Outsourcing flessibile e dinamico, capace realmente di generare valore per il business, Pegaso Service diviene quindi una soluzione altamente vincente.

Per maggiori informazioni: https://www.pegasoservice.it/

Il cybercrime è sempre più diffuso. La ricerca Kaspersky Lab sulla sicurezza informatica ha riscontrato un fortissimo aumento dei casi di attacchi phishing nel terzo trimestre del 2018.

Ma cosa sono gli attacchi phishing? Il pishing è una particolare tipologia di truffa che avviene online in cui un malintenzionato cerca di ingannare la vittima convincendola a fornire informazioni personali, dati finanziari o codici di accesso, fingendosi un ente affidabile.

Si concretizza principalmente attraverso messaggi di posta elettronica ingannevoli o SMS (SMISHING) in cui si richiede la verifica dell’account o presunti aggiornamenti delle informazioni, cliccando su link presenti all’interno dei messaggi.

Tali link invece reindirizzano la vittima della truffa verso un sito che simula l’originale, ma che in realtà è un falso creato ad arte per ingannare gli utenti. Le informazioni sottratte vengono infine usate per accedere ai veri portali e compiere operazioni illecite, come il trasferimento di fondi.

La ricerca ha individuato quasi 140 milioni di tentativi di truffa perpetuati nel mondo attraverso questa tecnica nel solo terzo trimestre del 2018. Tale dato sottolinea come gli utenti spesso abbiano poca conoscenza del mondo online o non diano la giusta attenzione nel preservare i propri dati sensibili.

Ma qual è il settore più attaccato?

Stando al report di Kaspersky, il settore finanziario è stato uno dei più colpiti: più di un terzo di tutti gli attacchi di phishing registrati ha avuto come obiettivo infatti banche, sistemi di pagamento e canali di e-commerce.

Il Paese con la percentuale più alta di utenti attaccati dal phishing nel terzo trimestre del 2018 è stato il Guatemala, con quasi il 19% del totale, seguito dal Brasile con il 18,6%. Il terzo posto è occupato dalla Spagna, con il 17,5% degli utenti colpiti.

Anche l’Italia è molto provata dalle innumerevoli campagne phishing in circolazione. Falsi domini di banche come Unicredit, Poste Italiane, falsi rimborsi Tim, Enel, e tanto altro circolano sul web, come evidenziato dal ricercatore di cyber security @IllegalFawnIl che attraverso il suo account Twitter invita gli utenti a fare attenzione a determinati siti “truffa”, segnalandoli quando possibile.

Anche le aziende devono tutelarsi da tali attacchi, stando all’Italian CyberSecurity Report 2018 gli attacchi subiti sono cresciuti del +34,21% e i soggetti più a rischio sono le piccole e medie imprese.

Il metodo più usato per attaccarle è quasi sempre lo stesso: i ransomware.

Mascherati da documenti di testo o altre tipologie di formato file apparentemente innocue, i ransomware si diffondono, solitamente, tramite posta elettronica. La loro diffusione avviene dunque con un’operazione di phishing, che causerà l’illeggibilità dei documenti aziendali che saranno crittografati e resi leggibili solo dall’hacker attraverso il pagamento di un riscatto.

Le soluzioni ideali per arginare tali attacchi? L’osservazione.

Il consiglio per difendersi da tali attacchi è ben preciso. Bisogna prima di tutto analizzare sempre con accuratezza i link proposti nelle email o negli sms ricevuti, controllandone l’autenticità. In secondo luogo è buona norma essere costantemente informati sulle nuove tipologie di attacchi phishing in corso in modo da non cadere in questa spiacevole trappola.