Un argomento particolarmente sentito all’interno degli Istituiti di Vigilanza Privata riguarda l’opportunità di poter impiegare le proprie guardie particolari giurate in servizi di sicurezza all’estero.
A tal proposito nell’ottobre 2018 è stata presentato alla Camera dei Deputati la proposta di legge a firma Lollobrigida, Deidda, Ferro “Disposizioni in materia di impiego delle guardie giurate all’estero”, ora assegnata alla commissione Affari costituzionali.
Tale DDL sottolinea la volontà di poter usufruire di guardie giurate provenienti da Istituti di Vigilanza italiani per la protezione delle merci e dei valori delle imprese pubbliche e private operanti in territorio estero ogni qualvolta ne sia necessario, vista l’attuale impossibilità di utilizzare operatori italiani per presidiare asset su suolo straniero.
L’attuale ordinamento infatti non prevede la suddetta circostanza, costringendo molte aziende italiane presenti all’estero a ricorrere a grandi società di sicurezza privata di matrice anglosassone, russa, israeliana, cinese per difendere uomini e produzione.
Ciò causa una grave perdita economica sia per lo Stato sia per gli Istituti di Vigilanza che potrebbero così aprire la strada verso il mercato estero, avvalendosi di un notevole vantaggio competitivo.
Nell’introduzione alla proposta di legge si può leggere infatti come:
Considerando che il 60 per cento delle attività lavorative delle imprese italiane si svolge in tutto o in parte fuori dal territorio nazionale, la maggior parte delle imprese che operano all’estero è costretta a ricorrere a compagnie di Paesi stranieri, la cui legislazione nazionale prevede la figura professionale del security contractor quando si trovano in contesti ad alto rischio.
L’adozione di operatori provenienti da Istituti di Vigilanza italiani introdurrebbe in Italia un mercato il cui valore a livello mondiale conta circa 200 miliardi di euro.
Per tali ragioni sono molteplici le associazioni di vigilanza privata che approvano tale proposta di legge come L’Associazione italiana vigilanza e servizi fiduciari il cui presidente, Maria Cristina Urbano, ha messo in risalto i possibili rischi ai quali si potrebbe incorrere non aprendosi a tale settore, uno tra tanti l’impossibilità di offrire un interessante sbocco lavorativo per militari di carriera in congedo.
L’unica parziale eccezione, recentemente prevista dalla legislazione italiana, è data dal servizio di antipirateria marittima, svolto da istituti di vigilanza autorizzati, regolato dall’articolo 5 del decreto-legge 12 luglio 2011, n. 107, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 agosto 2011, n. 130. Esso dimostra come le guardie particolari giurate siano già impegnate egregiamente nel servizio di antipirateria e come quindi il loro impiego all’estero non possa che essere in continuità con tale best practice.