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La protezione dei dati e delle infrastrutture digitali è una priorità strategica per le imprese. Le aziende possono scegliere tra due strade: gestire internamente la sicurezza informatica, creando un team dedicato, oppure affidarsi a partner esterni specializzati, esternalizzando il servizio. Questa seconda opzione, nota come outsourcing della sicurezza, sta diventando sempre più diffusa perché consente di accedere a competenze avanzate, tecnologie all’avanguardia e un monitoraggio costante, riducendo i costi e garantendo maggiore efficienza operativa.

Cos’è l’outsourcing 

L’outsourcing è la pratica con cui un’azienda affida a soggetti esterni alcune attività o funzioni che, altrimenti, verrebbero gestite internamente. Nel campo della sicurezza informatica, significa delegare la protezione dei dati, dei sistemi e delle reti a partner specializzati, capaci di garantire competenze, strumenti e tecnologie aggiornate. 

Questa scelta permette alle aziende di:

  • concentrarsi sul proprio core business;
  • mantenere elevati standard di sicurezza 
  • evitare di sostenere i costi di un reparto IT interno dedicato. 

A quali aziende conviene esternalizzare servizi di sicurezza

Non tutte hanno le aziende hanno le stesse esigenze. Le piccole e medie imprese spesso scelgono di esternalizzare perché non dispongono di un reparto IT interno strutturato e vogliono garantire un livello di protezione elevato senza costi eccessivi.

Le grandi organizzazioni, invece, possono beneficiare dell’outsourcing per coordinare in modo efficiente la sicurezza di sedi o magazzini distribuiti sul territorio. Anche le attività commerciali e retail, che gestiscono grandi flussi di clienti e fornitori, traggono vantaggio da un monitoraggio costante. 

Infine, per le aziende che trattano dati sensibili o operano in settori regolamentati come sanità, finanza e industria, l’affidamento a professionisti esterni garantisce conformità normativa e riduzione del rischio.

Cyber security outsourcing: quali sono i benefici 

L’outsourcing della sicurezza informatica offre numerosi vantaggi per le aziende di ogni dimensione. In primo luogo, consente una riduzione dei costi legati alla gestione interna e alla formazione del personale, evitando di dover mantenere un reparto IT dedicato.

Le imprese possono inoltre accedere a competenze specialistiche e tecnologie avanzate, difficilmente sostenibili in autonomia. Un ulteriore beneficio è la continuità operativa, garantita da un monitoraggio costante e interventi rapidi in caso di minacce. 

I servizi esternalizzati sono personalizzabili in base alle specifiche esigenze aziendali, offrendo così maggiore flessibilità e un aggiornamento continuo delle procedure di sicurezza.

 

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Per proteggere i propri asset digitali, le aziende hanno bisogno di soluzioni capaci non solo di rilevare gli attacchi, ma anche di anticiparli e neutralizzarli in modo proattivo. È in questo contesto che si inserisce la Deception Technology, un approccio innovativo alla cybersicurezza che si basa sull’inganno come metodo di difesa.

In questo articolo vedremo cos’è questa tecnologia, come funziona e perché può rappresentare un valido alleato per le imprese che vogliono rafforzare le proprie strategie di sicurezza informatica.

Definizione e funzionamento

La Deception Technology è un approccio alla cybersicurezza che utilizza esche digitali e sistemi simulati per attirare e confondere gli aggressori informatici. L’obiettivo è quello di rilevare eventuali intrusioni prima che possano danneggiare i sistemi reali, creando un ambiente controllato in cui l’attaccante si muove senza sapere di essere osservato.

A differenza delle misure tradizionali, che reagiscono all’attacco, la deception è una strategia proattiva, pensata per anticipare e neutralizzare le minacce in modo intelligente.

La Deception Technology si basa sull’uso di decoy e honeypot, ovvero sistemi esca e trappole digitali progettate per attirare i cybercriminali. Questi strumenti simulano risorse reali come file, database, server o credenziali, inducendo l’attaccante a interagire con componenti fittizi. Ad esempio, un hacker potrebbe accedere a un file sensibile che in realtà è falso, o tentare di violare un server che non esiste realmente. 

In questo modo, l’attacco viene rilevato in tempo reale, permettendo all’azienda di monitorare i movimenti dell’intruso senza che quest’ultimo si accorga della trappola.

Cyber defense: come la tecnologia dell’inganno aiuta le aziende

La Deception Technology rappresenta oggi una strategia efficace di cyber defense perché consente alle aziende di scoprire anche gli attacchi più sofisticati, come le minacce persistenti avanzate (APT) o le violazioni interne. 

L’aspetto più interessante è che questa tecnologia non si limita a rilevare l’intrusione, ma accorcia i tempi di risposta, permettendo di agire prima che l’attaccante danneggi i sistemi reali. Il sistema protegge i dati sensibili senza interrompere le normali operazioni aziendali. Allo stesso tempo, raccoglie informazioni preziose sul comportamento degli hacker, dati utili per rafforzare le future strategie di sicurezza e prevenire nuovi attacchi.

Un approccio integrato per una corretta strategia di difesa

La Deception Technology non sostituisce le soluzioni tradizionali di sicurezza informatica, ma le affianca e le potenzia. Inserita in un’architettura difensiva ben strutturata, contribuisce a creare un sistema più resiliente. Per le aziende che vogliono adottare un approccio davvero proattivo alla cyber defense, l’integrazione di tecnologie innovative rappresenta una scelta strategica e intelligente. 

 

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I rischi per le aziende moderne possono essere diversificati e la semplice sorveglianza può non bastare per garantire la sicurezza. Dalla protezione degli accessi alla gestione dei dati sensibili, dalla sicurezza fisica alla prevenzione delle frodi interne, oggi è fondamentale poter contare su un sistema coordinato ed efficiente. La vigilanza integrata risponde proprio a questa esigenza: un approccio completo, personalizzabile e centralizzato.

Che cos’è la vigilanza integrata

La vigilanza integrata è un modello evoluto di sicurezza aziendale che combina in modo coordinato diversi servizi, con l’obiettivo di garantire una protezione completa ed efficace. Non si limita alla sola presenza di guardie o impianti di videosorveglianza, ma integra vigilanza fisica, sistemi tecnologici, attività di investigazione e raccolta di informazioni strategiche. 

Questa sinergia permette di affrontare ogni possibile minaccia – esterna o interna – in modo tempestivo e strutturato, adattando le soluzioni alle specifiche esigenze dell’azienda. 

Servizi di sicurezza per le aziende

Ogni azienda ha esigenze di sicurezza differenti, determinate dal settore in cui opera, dalla tipologia di attività svolta e dal livello di rischio a cui è esposta. Per questo, la vigilanza integrata si basa su un’offerta flessibile e modulare di servizi, che possono essere combinati in base alle necessità specifiche. Ecco le principali tipologie di servizi offerti:

  • Vigilanza: controllo e presidio fisico di strutture aziendali, anche con pattugliamento e pronto intervento in caso di allarme.
  • Sicurezza: gestione di accessi, controllo perimetrale e protezione di beni e persone in contesti pubblici o privati.
  • Reception: accoglienza e registrazione degli ingressi, con figure formate anche per il supporto alla sicurezza.
  • Custodia: sorveglianza passiva e gestione sicura di accessi e documentazione, anche fuori dall’orario lavorativo.
  • Investigazione: attività investigative su episodi interni o esterni all’azienda, come frodi, furti o concorrenza sleale.

Sicurezza aziendale: perché scegliere Giuliano Group

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La cybersecurity è diventata una priorità strategica per molte aziende, non solo per proteggersi da attacchi informatici, ma anche per garantire continuità operativa, affidabilità verso clienti e partner e conformità normativa. Sempre più imprese investono in sicurezza digitale perché consapevoli che un sistema informatico protetto permette di lavorare in modo più efficiente, di gestire meglio i dati sensibili e di evitare costosi blocchi operativi. Inoltre, la sicurezza informatica è un elemento chiave della trasformazione digitale: solo in un ambiente sicuro è possibile introdurre nuove tecnologie, automatizzare i processi e innovare i modelli di business.  Per questo, la cybersecurity aziendale oggi è vista non solo come difesa, ma come strumento concreto per aumentare la competitività delle imprese.

Sicurezza informatica nelle aziende

Da quanto emerge dalla “Global Future of Cyber Survey 2025”, la quarta edizione della ricerca condotta da Deloitte a livello globale che ha raccolto le opinioni di oltre 1.200 executive e C-level in ambito cyber, più della metà (52%) delle aziende italiane che prevede un aumento degli investimenti entro i prossimi due anni e una sempre maggiore integrazione del tema cyber nelle discussioni del Board aziendale, che nel 69% dei casi viene affrontato su base almeno mensile (26% almeno settimanale). 

Sistemi di sicurezza informatica: come e dove investire

Gli investimenti per cybersecurity aziendale si concentrano principalmente su tecnologie di difesa avanzate, formazione del personale e protezione dei dati.

Le aziende stanno adottando soluzioni di sicurezza proattiva, come sistemi di monitoraggio continuo, strumenti di risposta agli incidenti e piattaforme di gestione delle identità digitali. Cresce anche l’attenzione verso la sicurezza del cloud e la protezione delle infrastrutture critiche, soprattutto nei settori industriali e manifatturieri.

Parallelamente, molte imprese stanno avviando programmi di sensibilizzazione per i dipendenti: una cultura della sicurezza è essenziale per ridurre il rischio umano, oggi tra i principali vettori di attacco.

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Le piccole e medie imprese sono costantemente minacciate dai rischi informatici, tuttavia molte sono ancora impreparate. Questa è la fotografia che emerge dall’ultimo Rapporto Cyber Index Pmi: il livello di preparazione complessivo è insufficiente ed evidenzia la necessità di effettuare investimenti per la sicurezza digitale nelle imprese. 

Cosa è il rapporto Cyber Index PMI

Si tratta di un’analisi che attesta lo stato di consapevolezza e la capacità di gestione della cyber sicurezza delle piccole e medie imprese italiane. Questo progetto viene sviluppato da Generali e Confindustria, con il supporto scientifico dell’Osservatorio Cybersecurity & Data Protection della School of Management del Politecnico di Milano e la collaborazione dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale

Sicurezza PMI

Il Rapporto, che si basa su un campione di circa mille imprese di piccole e medie dimensioni, assegna un punteggio medio di 52/100 alle imprese (con la crescita di 1 solo punto rispetto al rapporto dell’anno precedente).

Il rapporto classifica le PMI in quattro livelli di maturità:

  •  maturo: aziende con un approccio strategico completo, capaci di implementare misure efficaci riguardanti persone, processi e tecnologie.
  •  consapevole: imprese che comprendono le implicazioni dei rischi cyber ma con capacità operative limitate.
  •  informato: organizzazioni che mostrano una conoscenza base del rischio, adottando un approccio “artigianale” senza una strategia definita.
  • principiante: aziende con scarsa consapevolezza e quasi nessuna protezione efficace.

Il 15 % delle aziende mostra un approccio maturo, mentre il 56 % è solo informato o consapevole dei rischi informatici. Il 18 % ancora fermo allo stadio “principiante”.

Questo quadro evidenzia un divario preoccupante: la maggior parte delle PMI riconosce il rischio, ma non adotta misure efficaci di prevenzione e difesa digitale.

La cybersecurity come investimento strategico

L’evoluzione delle minacce – tra cui l’uso dell’intelligenza artificiale per phishing e social engineering e attacchi alla supply chain – espone le PMI a perdite economiche. Investire in cybersecurity non è un costo, ma un asset strategico che tutela la continuità aziendale, rafforza la fiducia dei clienti e migliora la competitività sul mercato. Le PMI devono dotarsi di soluzioni tecnologiche avanzate, formare il personale e definire una governance chiara, integrando la sicurezza nei processi quotidiani.

 

L’Italia si conferma tra i Paesi maggiormente colpiti dai cyber attacchi: è quanto emerge dal Rapporto Clusit 2025 sulla Sicurezza informatica, che evidenzia come il nostro Paese sia tra i bersagli preferiti di hacker internazionali. Il rapporto, che analizza l’evoluzione delle minacce informatiche, le tendenze e il loro impatto, mette in luce un aumento significativo degli attacchi, con tecniche sempre più sofisticate che colpiscono aziende, enti pubblici e infrastrutture critiche. 

Attacchi informatici in Italia

Il numero di attacchi cibernetici che hanno colpito l’Italia è in crescita costante: nel 2024 si è registrato un incremento significativo (numeri in aumento del 15% rispetto all’anno precedente). L’Italia ha subito il 10% degli attacchi registrati a livello globale: numeri e statistiche che testimoniano come il nostro Paese sia un bersaglio sempre più esposto alle minacce informatiche.

Le aziende, le istituzioni pubbliche e le infrastrutture critiche sono particolarmente vulnerabili, con attacchi che mirano a sottrarre dati sensibili, bloccare servizi essenziali e causare danni economici ingenti.

Tipologie di attacchi informatici più frequenti

Un terzo degli incidenti informatici è causato dai malware; in crescita anche gli attacchi tramite ransomware, sfruttamento delle vulnerabilità e phishing; in lieve calo gli incidenti causati da DDoS. Alla crescita esponenziale del numero di attacchi contribuisce in maniera sostanziale anche la diffusione dell’intelligenza artificiale generativa. 

I settori più colpiti dai cyber attacchi

Il rapporto Clusit 2025 evidenzia i settori che si configurano come i bersagli preferiti degli hacker:

  • News e Multimedia: 18%
  • Manifatturiero: 16%
  • Istituzioni ed enti pubblici: 10%
  • Trasporti e Logistica: 7%

Lo studio testimonia come in questi settori la vulnerabilità sia elevata e le strategie di difesa adottate siano inefficaci.

Strategie per la cybersicurezza 

Dall’analisi del documento si evince come la cybersicurezza sia un tema più rilevante dal punto di vista economico e sociale. 

L’Italia si rivela particolarmente esposta agli attacchi informatici a causa della crescente digitalizzazione, della vulnerabilità delle infrastrutture critiche e della scarsa cultura della cybersicurezza. 

Per mitigare i rischi, il rapporto Clusit 2025 sottolinea l’importanza di una governance efficace della sicurezza, con strategie di prevenzione, mitigazione e gestione del rischio. La Direttiva NIS2 impone alle aziende un maggiore controllo sui cyber-rischi, mentre l’adozione di pratiche come il security by design e il monitoraggio continuo degli incidenti è cruciale. Fondamentale, inoltre, la sensibilizzazione degli utenti e la collaborazione tra istituzioni, aziende e il settore educativo per rafforzare la resilienza digitale.

 

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Le minacce provenienti dal web sono frequenti e le aziende sono costantemente esposte ai rischi derivanti da tecnologie sempre più sofisticate.  Cyber attacchi, truffe e violazioni dei dati rappresentano rischi concreti che possono compromettere la sicurezza di dati sensibili e danneggiare la reputazione aziendale. 

Con lo sviluppo e la diffusione dell’intelligenza artificiale, queste minacce sono diventate ancora più difficili da individuare e contrastare.

Tra le tecnologie più insidiose emerse negli ultimi anni ci sono i Deepfake, contenuti audio e video manipolati tramite algoritmi avanzati, capaci di creare falsificazioni estremamente realistiche. In questo articolo vedremo cos’è il deepfake e quali sono i principali rischi per le aziende. 

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Cos’è il deepfake

Con deepfake si fa riferimento a contenuti audio o video che vengono creati attraverso software che sfruttano l’intelligenza artificiale per creare materiali falsificati estremamente realistici. Attraverso algoritmi di deep learning, è possibile manipolare immagini, video e suoni per riprodurre volti, voci e movimenti in modo quasi indistinguibile dalla realtà.

L’utilizzo di questa tecnologia da parte di malintenzionati può creare seri danni e mettere a rischio la sicurezza aziendale informatica.

Rischi intelligenza artificiale per aziende

I pericoli derivanti da un utilizzo malevolo dei deepfake sono molteplici, con rischi che spaziano dalle frodi finanziarie alle violazioni dei sistemi di autenticazione. Video e audio manipolati possono essere usati per impersonare dirigenti e figure apicali delle aziende in modo da indurre dipendenti o clienti a commettere azioni illegali, ad esempio:

  • Frodi finanziarie, con richieste false di bonifici o pagamenti;
  • Danneggiamento della reputazione, attraverso la diffusione di contenuti falsi su dirigenti o aziende;
  • Accesso non autorizzato ai sistemi aziendali, aggirando riconoscimenti vocali o biometrici;
  • Manipolazione delle informazioni, per alterare decisioni aziendali o creare disinformazione;
  • Truffe ai danni di clienti e partner, attraverso comunicazioni fraudolente;
  • Compromissione della sicurezza aziendale, con la creazione di prove digitali contraffatte.

Utilizzi intelligenza artificiale per protezione aziendale

Per proteggere le aziende dai rischi legati ai deepfake, è fondamentale adottare strumenti e strategie efficaci. In tal senso, si possono utilizzare specifici software che sfruttano l’intelligenza artificiale per identificare contenuti manipolati analizzando incongruenze nei video e negli audio.

Inoltre, la formazione digitale del personale svolge un ruolo di primo piano: riconoscere segnali di alterazione nei contenuti digitali aiuta a prevenire eventuali tentativi di inganno.

L’implementazione di protocolli di sicurezza avanzati, come l’autenticazione a più fattori e il controllo incrociato delle informazioni, riduce in maniera significativa il rischio che dipendenti e clienti cadano vittima di truffe e frodi digitali.

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Il 1° ottobre 2024 è stato pubblicato il Decreto Legislativo n. 138, che recepisce la Direttiva Europea NIS 2. Questa direttiva è entrata in vigore il 16 ottobre, termine ultimo fissato per il recepimento da parte di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea. Ogni paese, infatti, doveva integrarla nelle proprie legislazioni nazionali entro quella data. Questa normativa introduce nuove misure stringenti nell’ambito della Cybersicurezza.  La Direttiva NIS2 mira a rafforzare la sicurezza informatica in settori essenziali e rilevanti, ampliando il campo di applicazione rispetto alla precedente NIS, ed a uniformare le misure nei differenti Stati europei.

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Direttiva europea NIS 2: le implicazioni per gli Stati

Tale direttiva europea impone agli Stati membri dell’UE diversi obblighi. Questi mirano a rafforzare la sicurezza informatica delle infrastrutture critiche e a migliorare la resilienza contro le minacce cibernetiche.

Gli Stati membri devono anche designare un’autorità nazionale competente. Questa sarà responsabile della vigilanza sull’applicazione delle nuove norme e garantirà la conformità delle aziende che operano in settori strategici.

Un altro punto cruciale della Direttiva NIS2 è la creazione di un sistema di cooperazione transnazionale. L’intento è quello di facilitare lo scambio di informazioni tra Stati membri, soprattutto in caso di attacchi cyber che possano coinvolgere più Paesi. Questo sistema di cooperazione richiede che gli Stati condividano informazioni rilevanti su minacce e vulnerabilità, e che coordinino la risposta a incidenti di vasta portata, migliorando la gestione delle crisi informatiche a livello europeo.

Normativa NIS2: le implicazioni per le aziende

Le aziende che operano in settori ritenuti strategici (energia, trasporti, banche, sanità, ecc.) e quelle che forniscono servizi digitali o ICT saranno soggette a maggiori obblighi. La NIS 2 richiede di adottare misure tecniche e organizzative per gestire i rischi informatici, inclusi strumenti di monitoraggio, cifratura dei dati e autenticazione avanzata. 

Ecco le principali implicazioni della direttiva NIS 2 per le aziende:

  1. Obbligo di conformità: le aziende che operano in settori critici devono adeguarsi a requisiti di sicurezza più rigorosi. 
  2. Valutazione e gestione del rischio: le imprese sono obbligate a condurre valutazioni complete dei rischi per identificare vulnerabilità e minacce. 
  3. Obbligo di notifica: la NIS 2 introduce obblighi di notifica più stringenti. Le aziende devono informare le autorità competenti di qualsiasi incidente significativo che potrebbe compromettere la continuità dei servizi essenziali. 

Multe e sanzioni

La Nis 2 conferisce maggiori poteri alle autorità nazionali che potranno imporre delle sanzioni alle aziende che commettono delle violazioni o che non rispettano gli obblighi.

Sul piano sanzionatorio vi è una distinzione in base alla natura dei soggetti. Per gli operatori ritenuti essenziali la sanzione amministrativa prevista è pari ad un massimo di 10 milioni di euro o del 2% del fatturato. Per gli operatori ritenuti importanti le sanzioni amministrative possono arrivare ad un tetto massimo di 7 milioni di euro o all’1,4% del fatturato. 

 

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Il 28 giugno è stata approvata la Legge 90, ovvero le “Disposizioni per il rafforzamento di cybersicurezza nazionale e reati informatici” ed entrata in vigore il 17 luglio. La nuova normativa sicurezza informatica rappresenta un passo importante nella lotta al cybercrimine grazie alle misure introdotte per contrastare i reati commessi attraverso la rete internet.

Legge Cybersicurezza: cosa cambia

La nuova legge prevede delle misure più stringenti per il contrasto ai reati informatici. Con le modifiche introdotte al Codice penale sono state inasprite in maniera sostanziale le pene in relazione ad alcuni reati:

  • accesso abusivo a un sistema informatico o telematico;
  • detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature, codici e altri mezzi atti all’accesso a sistemi informatici o telematici;
  • detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e di altri mezzi atti a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche;
  • intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche;
  • detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e di altri mezzi atti a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche;
  • falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni informatiche o telematiche. 

Misure specifiche sono state introdotte per le pubbliche amministrazioni. Queste sono obbligate a segnalare tempestivamente gli incidenti informatici (24 ore per la prima segnalazione e 72 ore per la notifica completa), individuare una struttura dedicata alla cybersicurezza, ed istituire la figura del referente unico per la cybersicurezza da comunicare all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.

Reati informatici in aumento: i numeri

I crimini informatici continuano a crescere in modo esponenziale, rappresentando una delle minacce più significative per le aziende, le istituzioni e i cittadini. Questo aumento è legato a diversi fattori come l’evoluzione tecnologica e l’aumento della dipendenza dalle infrastrutture digitali. Le violazioni dei dati, gli attacchi ransomware e le truffe online sono tra i crimini informatici più diffusi, colpendo sia grandi organizzazioni che piccoli imprenditori.

Secondo i dati forniti dal report della Polizia postale, lo scorso anno sono stati rilevati circa 9.433 reati contro la persona. Il rapporto Clusit, invece, sottolinea come l’Italia rappresenti un bersaglio particolarmente facile per i cyber criminali, dal momento che ha ricevuto ben l’11% degli attacchi rilevati a livello globale nel 2023 (contro un 3,4% del 2021 e un 7,6% del 2022).

Sicurezza informatica nelle aziende

Considerati i numeri in costante aumento e i rischi connessi all’esposizione di attacchi cibernetici, per le aziende diventa fondamentale adottare delle misure preventive.

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Il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo disegno di legge sulla Cybersicurezza, cioè un pacchetto di misure introdotte per contrastare i crimini informatici.

Il crescente fenomeno della criminalità sul web e le nuove minacce informatiche avevano reso necessario un intervento legislativo. In questo articolo vedremo: quali sono le tipologie di reati telematici più comuni, quali sono le nuove misure previste dal DDL Cybersecurity, i nuovi reati e le nuove sanzioni introdotte.

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Reati informatici: cosa sono e tipologie più diffuse

Per reato di tipo informatico si intende ogni tipo crimine commesso con l’utilizzo di tecnologie informatiche o telematiche. La normativa di riferimento per questo tipo di reati è la Legge 547 del 1993 con le Modificazioni ed integrazioni alle norme del codice penale e del codice di procedura penale in tema di criminalità informatica. Ulteriori modifiche sono state poi introdotte successivamente con la Legge 48 del 2008.

I crimini informatici sono inquadrati in 5 macro categorie:

  • Intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche
  • Diffusione di hardware e software diretti a danneggiare sistemi
  • Detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi
  • Accesso abusivo a un sistema informatico
  • Frode informatica

All’interno di queste categorie rientra una vasta gamma di reati. Tra questi i più diffusi sono per esempio: la diffamazione su internet, il cyberstalking, l’hacking, il phishing e la diffusione di virus.

Cosa prevede il DDL sulla Cybersicurezza

Il testo del disegno di legge prevede una stretta sui cyber criminali tramite “l’innalzamento delle pene, l’ampliamento dei confini del dolo specifico, l’inserimento di aggravanti e/o il divieto di attenuanti per diversi reati commessi mediante l’utilizzo di apparecchiature informatiche e finalizzati a produrre indebiti vantaggi per chi li commette, a danno altrui o ad accedere abusivamente a sistemi informatici e/o a intercettare/interrompere comunicazioni informatiche e telematiche”.

In particolare è stato configurato un nuovo reato specifico, ossia l’estorsione cibernetica; pene raddoppiate per l’accesso abusivo ai sistemi informatici; per le pubbliche amministrazioni è stato introdotto l’obbligo di notifica di eventuali attacchi subiti entro le 24 ore dalla scoperta dell’incidente.

Nasce, inoltre, la nuova figura del referente per la cybersicurezza, che dovrà essere nominato dagli enti pubblici, individuato in ragione delle qualità professionali possedute. Il referente pertanto dovrà svolgere la funzione di punto di contatto unico dell’amministrazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale.

L’iter parlamentare

Dopo l’approvazione del ddl da parte del Consiglio dei Ministri lo scorso 25 gennaio, ora il testo dovrà essere approvato dal Parlamento con la relativa discussione per la definitiva conversione in legge.

Conclusioni

Il contrasto al crimine informatico è una priorità per la sicurezza. Attacchi e violazioni virtuali sono in costante aumento e il loro impatto può essere devastante per aziende pubbliche e private, oltre che per i comuni cittadini. Nel caso della Pubblica amministrazione, infatti, la digitalizzazione rappresenta soprattutto una soluzione; espone, però, anche ad una mole di pericoli contro cui bisogna farsi trovare preparati.

In conclusione, si può dire che i provvedimenti adottati fino ad ora sono un passo verso la cyber sicurezza dopo di che occorrerà seguire una strategia ben definita per salvaguardare l’ecosistema digitale italiano.

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